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11 anni di cerimonie dall’11 settembre

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Purtroppo l’individuo tende a classificare qualsiasi cosa, cerca di riportare nell’ordine di grandezza numerico qualsiasi fatto, cercando chissà dove termini di paragone e disponendo tale amalgama secondo quel criterio “razionale” che tanto lo rassicura.

Niente scappa dalle graduatorie umane, neppure i morti, neanche i fenomeni di violenza collettiva. E così le tremila vittime di undici anni fa hanno conquistato i cuori di tutte le persone del mondo, quasi al pari dell’ eccidio nazista e delle vittime dell’Inquisizione cattolica.

Forse perché è stato un evento così eclatante e inaspettato da colpire nel profondo quell’opinione pubblica,  troppo suscettibile ed ebbra di sentimenti forti, negativi o positivi che siano.

L’America che, prima del 2001, aveva solo colpito ( ricordiamo per dovere di cronaca le condizioni di Berlino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Dresda e Lipsia rase al suolo, “last but not least” Hiroshima e Nagasaki distrutte dalla furia atomica), si è improvvisamente destata con l’incubo “bombardamenti”, lo stesso incubo che toglie il sonno alla popolazione afghana e che lo ha tolto al popolo iracheno.

Undici anni di ritualità,commemorazioni e bandiere a mezz’asta…il tutto inframezzato da 60 mila vittime civili in Afghanistan seguite a ruota da 650 mila vittime civili in Iraq.

In ogni caso la legge della storia parla chiaro: chi vince decide chi celebrare,  quando e in quale misura.

In questa sede, tuttavia, non si vuole fare storia, semmai la si vuole riscrivere.

 

di Gabriele Tebaldi

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Di Redazione Elzeviro.eu

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