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Il male assoluto ai funerali di Rauti

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Quello di Gianfranco Fini di recarsi ai funerali di Rauti è stato un atto offensivo per una pluralità di ragioni.Innanzitutto la presenza del Presidente della Camera in quanto figura istituzionale deve essere annunciata prima dell’inizio delle cerimonie, per permettere alle competenti autorità di sicurezza e di scorta di fare il loro lavoro al meglio e fuori da ogni pericolo. Il Presidente deve giungere prima che il feretro faccia il suo ingresso e deve uscire dopo di esso. Niente di tutto ciò è stato fatto.

Fini, quando la folla si era già radunata, forse per ragioni di opportunità politica (un riavvicinamento ad Alemanno?) ha deciso all’ultimo di partecipare alle esequie. Questa mossa è stata duramente contestata dai partecipanti che si sono stretti intorno ad un simbolo rivoluzionario della destra storica e missina. Due ali di folla si sono dovute aprire e sono arrivati puntuali i calci, alcuni sputi e cori colmi di rancore covato per anni: fuori dalla basilica i romani erano inferociti con il simbolo del disfacimento della loro area politica.

C’è la concreta possibilità che l’ingresso in ritardo di Fini sia stato da questi premeditato al fine di delegittimare, scatenando la naturale rabbia della gente, l’area politica della quale per tutta la vita ha fatto parte e dalla quale ha tratto tutto il traibile (poltrona in eterno, case, danaro, potere, donne e chi più ne ha più ne metta). Proprio lui che ha detto che una cosa era essere partigiani, e combattere per il giusto, un’altra era essere repubblicani. Lui che prende con questa leggerezza (voltando le spalle alla sua storia) la truce guerra civile italiana. Lui che afferma che il Fascismo è il male assoluto.

Fini per anni ha avuto una rivalità accesa con Pino Rauti, che non lo voleva alla segreteria del Movimento sociale, a causa probabilmente di intraviste debolezze e prese di posizione non allineate con lo spirito politico e di continuità ideale che Rauti vedeva nel Msi. Ma la persona che tanta gente si è radunata a celebrare ed a ricordare è anche quella che è uscita e rientrata, a più riprese e con amari scontri nell’Msi.

L’anima rivoluzionaria e ribelle. Il pozzo di cultura. L’uomo che ha donato alla destra post-fascista ideali fondamentali che non sono propri della destra in nessun’altra nazione: si prendano ad esempio innanzi tutto l’ambientalismo, il sostegno alle famiglie più deboli, per arrivare alla assoluta valorizzazione dei giovani (non di Fini, guarda caso): quei temi di “destra sociale” che fanno sì che un’intera corrente politica non sia nemmeno più facilmente relegare nella parola Destra.

All’ingresso della chiesa, gli occhi dardeggianti di fuoco dei missini mai domi e fedeli all’idea tradizionalista, ma devoti all’innovatore Rauti; all’interno della chiesa lo sguardo di Pino Rauti stesso si è posato con severità sull’uomo che ha tradito la destra.

Ma c’è un altro particolare da non dimenticare assolutamente: Fini è sgattaiolato via prima del termine delle esequie dalla sacrestia, che, ironia della sorte, dà su piazza Venezia. Dove altri occhi severi hanno rimirato la sua splendida fuga.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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