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Festa della Repubblica: la celebrazione di un fallimento

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“Sobrie, ma comunque solenni celebrazioni per la festa della Repubblica Italiana”, parole lanciate al vento dei media, proprio dal vertice massimo dell’istituzione ormai vegliarda, che proprio oggi compie 66 anni. Tralasciando per un momento il mancato sostegno “economico” agli sfollati emiliani, rimane palese che in un anno del genere tali celebrazioni possano risultare quanto meno effimere.

Re Giorgio può festeggiare quanto vuole ma la Repubblica parlamentare, quella voluta dalla “Santa Costituente”, è fallita ed il suo insuccesso aleggia sulla mesta fronte di tutti. Così com’è caduta ieri la Prima Repubblica, così oggi la Seconda e un domani la Terza, forse che questo costante succedersi di fallimenti dichiarati non ci chieda di ragionare sulla struttura stessa della Repubblica? Ancor oggi scaturiscono futili polemiche su presunti brogli elettorali che diedero una vittoria risicata, proprio nel 2 giugno del 1946, alla Repubblica parlamentare di contro ad una Monarchia Costituzionale.

Peccato che questi complottisti non abbiano ancora capito che il vero broglio è stato il Referendum stesso! Trucchi o non trucchi l’esito era scontato: una monarchia così compromessa con il fascismo non avrebbe mai potuto vincere. Perché allora se il quesito era già risolto, non venne posto al popolo italiano una ben più funzionale scelta tra Repubblica parlamentare o presidenziale? Oppure tra Repubblica unita o federale? Ma la “divina costituente” così rivelò la verità al suo popolo, senza lasciargli la possibilità del cambiamento. Popolo salvato, popolo beffato: oggi un Napolitano qualsiasi si può trasformare in Re Giorgio, fregandosene dei due milioni di voti “rubati” dalla Repubblica.

Di Gabriele Tebaldi

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Di Redazione Elzeviro.eu

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