Home / Altre rubriche / Varie / La prima de La Bohème al Teatro Regio di Torino

La prima de La Bohème al Teatro Regio di Torino

Condividi quest'articolo su -->
La prima locandina in assoluto dell’Opera

La medesima regia dell?anno scorso, ad opera di Giuseppe Patroni Griffi non delude (?)

La medesima regia dell?anno scorso, ad opera di Giuseppe Patroni Griffi non delude, se non forse solo gli affezionati che la debbono rivedere, constatato che un biglietto nel settore A, B, o C costa non indifferentemente. Scusateci la venalità e come scusa adduciamo il dovere d?informazione e il futuristico menefreghismo di certe abbiette condizioni sociali che imporrebbero di glissare su alcuni particolari. Ebbene, la regia è la medesima, il denaro sonante vorrebbe comprare innovazioni, ma forse la carta in questo caso è in grado di acquistare la possibilità  di godere delle emozioni di una bella e ben intrepretata Opera. Anzi è proprio così perché la regia comunque è sempre bella, tradizionale: stessa stufa, stessa neve, stessa panchina circolare intorno all?albero, stesso “Momus”: il bar del quartiere latino. Cantanti decisamente all?altezza e Massimiliano Pisapia, che in Madama Butterfly aveva un po? lasciato l?amaro in bocca con una prestazione sottotono, oggi entra con decisione, con le arie più celebri, nei cuori del pubblico, tanto che la sua voce va a far vibrare le più intime corde degli entusiasmi d?Opera.
Così è accaduto a chi scrive al momento in cui è stato intonato “?talor dal mio forziere ruban tutti i gioielli due ladri: gli occhi belli?”. Ottima voce e presenza scenica per una bellissima Musetta (Norah Amsellem), che si intende benissimo con il molto applaudito Marcello, interpretato da Claudio Sgura. Mimì si è esibita in una serata senza infamia e senza lodi, Maria Agresta non è certo stata soverchiata infatti dagli applausi del pubblico nel finale, non che questi rispecchino fedelmente le opinioni di cui scrive. Il direttore d?orchestra (Massimo Zanetti) sceglie un ritmo un po? lento, ma che non fa comunque perdere il filo del ritmo e le arie sono ben legate l?una con l?altra. La lentezza si ravvisa almeno rispetto alle Bohème sentite e viste finora, ma forse sarebbe meglio definirla una non velocità scelta di proposito. Per segnalare due pecche dello spettacolo, che comunque è stato senz?altro bello ed emozionante, la prestazione di Schaunard nella persona di Fabio Previati ha colpito per un non andare a tempo con la musica nella parte  (Ed or che fate? No! Queste cibarie sono la salmeria pei dì futuri tenebrosi e oscuri.
Pranzare in casa il dì della vigilia mentre il Quartier Latino le sue vie addobba di salsicce e leccornie? Quando un olezzo di frittelle imbalsama le vecchie strade? Là le ragazze cantano contente?).
L?altra pecca è sicuramente quella della scena della chiave, che, stando al libretto sarebbe dovuta essere cercata a tastoni per la stanza, trovata e messa in tasca di proposito da Rodolfo, mentre nella rappresentazione è stata celata fin dall?inizio, dal momento del ritorno di Mimì in scena (che non si è tra l?altro allontanata sufficientemente). In ultimo (scusate: le pecche erano tre), poi, nella parte finale, della protagonista femminile si dice: “tra mezz?ora: è morta” eppure Mimì ancora cammina sulle sue gambe, mentre dovrebbe ragionevolmente essere già sdraiata, vista la sua condizione di tisica allo stadio terminale. Chiedo scusa per queste critiche, ma sono le cose che sono saltate all?occhio evidenti e che comunque non hanno pregiudicato la bellezza poetica e la buona interpretazione della celeberrima opera di Giacomo Puccini, che fu rappresentata per la prima volta in assoluto proprio al Teatro Regio di Torino, il I febbraio del 1896.
Freddie

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre …