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In Francia, la laicità non riconosce la libertà di coscienza

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Da tempo ormai la Francia ci abitua a scelte discutibilissime, come ricordano la Manif pour tous e i Veilleurs Debout. Quindi non sarà difficile per chi legge ricordare le scelte fatte dal governo Hollande, in materia di persona e famiglia: legge contro l?omofobia, matrimoni e adozioni omosessuali. Chi legge non rimarrà sicuramente stupito nell?apprendere che il Paese dello Champagne e di Robespierre, ora, prevede tre anni di reclusione per i sindaci e gli ufficiali di stato che rifiutino il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Scelta espressa  dal Consiglio Costituzionale francese, il 18 ottobre 2013; in questo modo si è assestato un altro colpo alla libertà di coscienza; nessuna obiezione di coscienza, nemmeno per motivi religiosi. Una minaccia che pesa su oltre ventimila sindaci e funzionari pubblici. Domanda: ma la Francia non era quella della rivoluzione per la libertà, l?uguaglianza e la fraternità? Evidentemente, lo è solo sui libri di storia, dove è più facile dare diritti ai morti che ai vivi. Nessun problema, i laicisti francesi risolvono la questione, parlando dell?esistenza di “zone franche” in cui la libertà di coscienza non deve applicarsi; soprattutto quando si parla di omosessualità, caso strano.

Come ricorda il professor Massimo Introvigne,  che conosce bene l?argomento e ne parla spesso su La nuova Bussola quotidiana, il problema non è solo francese ma mondiale. Si pensi anche ai casi degli Stati Uniti e del Canada. Nel primo caso si è tentato e si tenta di costringere gli ospedali e le altre strutture sanitarie a munirsi di pillole abortive; e non importa se questi istituti sono cattolici, devono farlo. In Canada, invece, vi sono quattro Province in cui gli ufficiali di stato civile devono dimettersi qualora non celebrino i matrimoni omosessuali. Come fare per fermare questo declino? Per un cattolico come chi scrive, è aiuto sicuro andare, come ricorda sempre Introvigne, alla norma n. 2242 del Catechismo della Chiesa Cattolica: «Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d’obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. “Rendete […] a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22,21). “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29)».

Magari, per non lasciare senza lavoro i padri di famiglia, non sarebbe male auspicare un sano mutuo-soccorso, realizzando dei fondi di sostentamento. Questo tra credenti laici e consacrati. Ma questo non basta. Siccome la difesa della libertà di coscienza, come del diritto naturale, del matrimonio tra uomo e donna, non sta a cuore solo ai cattolici, è necessaria una azione comune con i gentili e i credenti di altre religioni, che abbiano a cuore i principi non negoziabili: naturali, appunto, e universali. La Francia ci insegna che questo movimento dal basso, di popolo,  è possibile. La Manif pour tous ne è la dimostrazione più nobile.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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