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Riflessioni sulla pace

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Il 7 settembre è stato il giorno di digiuno e preghiera, per la pace in Siria e nel mondo intero. Gli occhi del mondo sono stati puntati su piazza San Pietro, ove il papa aveva indetto la giornata. Qui la sua preghiera e la sua iniziativa hanno scosso le coscienze e raccolto l?adesione convinta dei tanti contrari alla guerra. Con modi vicini alla Pacem in Terris (lettera enciclica) di Giovanni XXIII, a paolo VI, Francesco ha ricordato Genesi 1,12.18.21.25: <<Dio vide che era cosa buona>>. “Il racconto biblico dell?inizio della storia del mondo e dell?umanità parla di Dio che guarda alla creazione e ne resta meravigliato. In questo modo si può capire che il mondo nel cuore e nella mente di Dio è la casa dell?armonia e della pace. Ma è questo il mondo in cui viviamo? Il creato conserva la sua bellezza che ci riempie di stupore, rimane un?opera buona. Purtroppo ci sono anche la violenza, la divisione, lo scontro, la guerra. Questo succede perché l?uomo, vertice della creazione, dimentica di guardare l?orizzonte della bellezza e della bontà, scegliendo di chiudersi nel proprio egoismo. Proprio questa situazione è quando Dio chiede alla coscienza dell?uomo: <<Dov?è Abele tuo fratello?>>. E Caino risponde: <<Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?>> (Gen 4,9). Vale per ognuno di noi; essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri. E quando ciò viene meno, la guerra e le violenze portano la morte.

A questo punto vale la pena chiedersi: E? possibile percorrere la strada della pace? Invocando l?aiuto di Dio, sotto lo sguardo materno della Salus populi romani, Regina della pace, voglio rispondere: Sì, è possibile per tutti! Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l?indifferenza verso l?altro che rende insensibile il cuore, vinci le ragioni di morte e apriti al dialogo alla riconciliazione.”

Si può comprendere, leggendo bene le parole del Papa, che la preghiera e il digiuno, sono le fondamenta della pace. Nella Preghiera troviamo il momento di unire, non annullandolo, il nostro io con il “Tu”-Dio, così da desiderare la comunione con gli altri; il digiuno, che non è il semplice astenersi dagli alimenti, è allontanare specialmente cosa impedisce l?unione con Dio e i fratelli: come la gelosia, l?invidia, la superbia ? Partendo da qui, si può costruire pace. Il terreno su cui cristiani e non cristiani, credenti e non credenti, possono sentirsi fratelli, giacché uniti dalla sofferenza ma specialmente dal desiderio di giustizia e Verità. Manca, però, un tassello fondamentale. Papa Francesco l?ha detto, parlando di conciliazione; manca il perdono. Il mondo di oggi vede tra gli uomini la propensione a non ascoltarsi, a non capirsi, cosicché al primo sospetto  scatta la reazione violenta. Individualismo esasperato/nte e superbia si insinuano nei cuori e nelle istituzioni. Si pensi all?amministrazione di Obama che, senza prove certe ma con delle sole probabilità sull?uso di armi chimiche da parte di Damasco, paventa l?intervento militare in Siria.

Il punto è che manca una pedagogia del perdono. In un libretto dedicato alla Porziuncola di Assisi, del 1996 e dell?allora cardinale Ratzinger, si faceva capire che la grandezza non passa attraverso cuori rigonfi di “eccezionalità” (obamiana, direbbe Putin), bensì sceglie i cuori più piccoli, perché umili. Non a caso Cristo scelse di apparire a Francesco orante nella Porziuncola: qui, alla Sua domanda “cosa vuoi che faccia per te?”, Francesco rispose chiedendo il perdono di Assisi. Dunque il perdono nasce da un atto di amore. Amore come “dimentico delle mie pretese, mi abbandono alla comunione col Dio-eucarestia. Nell?approfondire tale rapporto scopro me e il desiderio di andare agli altri; poiché certo di avere lo stesso Padre, posso dire loro fratelli.” Solo così si può costruire la strada della pace e della conciliazione: la certezza della fratellanza regala la misericordia. Perle di rara bellezza. Il pulchrum si unisce così al bonum e al verum. Perché, come diceva uno dei più grandi teologi del 900, Hans Urs von Balthasar: Senza la bellezza il bene non ha forza, non ha vigore. Se il bene non attrae, diventa soltanto un dovere morale, una legge; non ha più la forza di essere adempiuto. Mentre la verità se non ha in sé il fascino diventa un puro gioco verbale e formale. Papa Francesco il 7 settembre non solo ha evitato tali pericoli, ma ci ha mostrato la pace, siccome in Piazza san Pietro erano presenti cristiani e non cristiani.

Domenica 15 settembre, beata Maria Vergine Addolorata

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Di Redazione Elzeviro.eu

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