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M5S e Federico Pizzarotti: lo strappo c’è e si vede

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Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti che, tra l’altro gli elettori avevano votato non soltanto per le sue doti personali ma anche per essere rappresentante del movimento di Beppe Grillo, ha svuotato il sacco e si è sfogato davanti ai media. Dopo i mesi di sospensione e di quasi ostracismo decretati dal movimento nei suoi confronti, ha svuotato il rospo dicendo senza mezzi termini quello che pensa di Grillo e soci.

Sono sempre stato un uomo libero e da uomo libero non posso che uscire da questo Movimento a 5 stelle, da quello che è diventato oggi e che non è più quello che era quando è nato“. Sono le pesanti affermazioni del sindaco di Parma con il quale si è schierato compatto l’intero gruppo consiliare di maggioranza da lui capeggiato. ” E’ mancata la coscienza critica e ho criticato io stesso e quindi vengo visto come un disturbatore” . Pizzarotti ha poi proseguito parlando di tutti quei giovani “arrivisti” che sono stati votati ma che non hanno la minima idea di che cosa voglia dire governare.

Il primo cittadino di Parma ha anche lamentato una grave mancanza di dialogo politico senza la quale non è possibile governare. “Io non credo ai partiti personali, non credo che ci sia il salvatore della patria, non lo è Berlusconi, né SalviniGrillo…è una sconfitta avere un capo politico“. Come si vede l’affondo nei confronti  del capo storico nonché fondatore del M5S è netto, chiaro e senza condizioni. Ma la stoccata finale Pizzarotti la da quando parla della mancanza di una precisa organizzazione all’interno del movimento, organizzazione che secondo lui si è deciso volutamente di non dare e che permetterebbe solo di “sapere chi chiamare quando devi fare qualcosa senza che nessuno si offenda” (Fonte ANSA).

Un attacco  questo senza precedenti che mette il dito nella piaga di un partito-movimento che, alla luce di quanto sta succedendo anche a Roma con la Raggi, non sembra avere le idee chiare su cosa voglia dire governare il paese e cioè passare dalla campagna elettorale a quella…propositiva e costruttiva. Un movimento dominato da una figura storica ma al tempo stesso, pare, incombente e scomoda a molti e che non sembra avere quello spessore politico e soprattutto quell’esperienza necessaria per riuscire nella difficilissima arte del governo.

Pizzarotti ha voluto uscire allo scoperto denunciando una situazione non più sostenibile sia a livello politico che, pare leggere tra le righe, anche a livello personale. Il problema di non secondaria importanza, ripetiamo, è che gli elettori scegliendo i rappresentati del M5S, non solo hanno dato la propria fiducia ai singoli come è giusto che sia, ma l’hanno voluta dare ad un movimento che si è presentato come innovativo e rivoluzionario rispetto alle vecchie logiche di un tempo. Un partito che si è proposto come pulito, libero da condizionamenti e votato solo alla gestione corretta della cosa pubblica. Quanto tutto questo sia probabilmente lontano dalla verità lo scopriamo ora e forse tardivamente perché milioni di cittadini sono ormai nelle mani di chi forse non ha le caratteristiche per sobbarcarsi responsabilità così pesanti.

Grillo, se vorrà salvare il salvabile, dovrà mettersi in testa di concedere all’interno della sua creatura quella libertà di pensiero alternativo finora tenuta a bada con la scusa dei molti “Mi piace” che piovono dai vari social che lo sostengono. Senza quest’opera di democratizzazione al suo interno difficilmente il movimento rimarrà tale ma potrebbe continuare a perdere una dopo l’altra tutte le sue stelle in un’emorragia senza fine. Oltre alla democratizzazione occorrerà anche limare la presunzione di essere i salvatori della patria scelti dal destino perché prima di dire questo i vari sindaci, in primis quelli di Roma e Torino, dovranno farsi le ossa e magari anche rompersele se è il caso nella gestione del quotidiano e degli enormi problemi lasciati troppo a lungo irrisolti nel nome dell’ipocrisia del “Non offendiamo nessuno così poi dopo ci vota”.

Gestire la cosa pubblica vuol dire anche avere il coraggio di prendere le decisioni giuste scontentando se è il caso anche qualcuno, anche se questo qualcuno è potente e condizionante. Viceversa si è destinati a…far finta di governare così come fece duemila anni fa il buon Ottaviano Augusto che per decenni tenne in mano Roma  non scontentando in apparenza nessuno. Ma almeno la sua era solo una finzione perché poi per più di trent’anni di governo finì per fare quello che voleva alla faccia dell’ossequio ai senatori e al popolo di Roma

 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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