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La politica di Renzi svelata a Vespa: no a scissione, avanti con Jobs Act

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Si lamentava ieri il deputato cinque stelle Federico D’Incà,  “Ma è possibile che io debba venire a conoscenza di quello che vuol fare Renzi al governo del Paese attraverso il libro di Bruno Vespa o l’intervista alla D’Urso e se tu in Parlamento chiedi a qualcuno della sua maggioranza nessuno sa niente?”.

E’ così da diversi anni: i deputati discutono leggendo fogli scritti dalle loro segreterie, alle dipendenze delle segreterie di partito. Chi studia, cerca di capire, e argomenta, viene messo da parte. Trattasi comunque di casi rari, in un’Assemblea che dovrebbe essere elettiva, mentre i nomi vengono decisi a tavolino. Si vota quando il capo di partito dice che è necessaria la presenza, e via dicendo. Pd e Pdl sono sulla stessa linea d’onda, e nemmeno Renzi ha cambiato le cose. Solo, parzialmente, il Movimento cinque stelle, nonostante un verticismo comunque impressionante, alimenta ancora un dibattito che si può ritenere “di libero pensiero”.

Quanto al fatto di venire a conoscenza delle volontà del Capo del governo dal salotto di Bruno Vespa, bé, si dice che Porta a Porta sia la terza Camera del Parlamento, e tale diceria non si smentisce certamente oggi. In occasione della presentazione dell’ennesimo libro del celebre conduttore, il premier rilascia un’intervista che può fare chiarezza su alcuni importanti punti della sua politica, chiudendo, tra l’altro, la porta alla scissione in casa Pd.

“Con una scissione, la nostra gente chiederebbe: che state facendo?”
Il capo del governo, in merito alla chiaccherata scissione in casa Pd, con relativa confluenza di molti personaggi in partiti più radicali della sinistra, afferma: “Ho grandissimo rispetto per la piazza della Cgil e per i parlamentari che hanno partecipato a quella manifestazione. Ma io sono per il cambiamento che è nel dna della sinistra. E a casa mia la sinistra che non si trasforma si chiama destra“.

“L’articolo 18 preoccupa più dirigenti e parlamentari”
Andando avanti con la sua dichiarazione il premier spiega che la piazza della protesta sindacale “non era la piazza del Pd, ma c’era anche gente del Pd. Se penso di perderla? E’ più facile perdere qualche parlamentare che qualche voto“. Si sofferma poi sulla ,odifica dell’articolo 18, che “preoccupa più qualche dirigente e qualche parlamentare che la nostra base. Se si arrivasse a una scissione, ma non ci si arriverà, la nostra gente sarebbe la prima a chiedere: che state facendo?”.

Sul Jobs Act, dice che andrà in porto e passerà alla Camera, senza modifiche.
E comunque puntualizza: “La delega sul lavoro alla Camera non cambierà rispetto al Senato. Alcuni dei nostri non voteranno la fiducia? Se lo fanno per ragioni identitarie, facciano pure. Se mettono in pericolo la stabilità del governo o lo fanno cadere, le cose naturalmente cambiano”.

Incalzato dall’anziano conduttore a proposito del rapporto con Susanna Camusso puntualizza: “Non è una questione di feeling personale, ci mancherebbe. E’ un’idea del Paese, della sua modernizzazione, del ruolo di governo e della rappresentanza civile, non un fatto umano o interpersonale”.
  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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