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Spending review: e se abolissimo le Camere di commercio?

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LA PROPOSTA DEL NOSTRO GIORNALE/ Questa proposta,in apparenza quasi inconcepibile se non addirittura, per certi versi, assimilabile ad una provocazione, non crei inganno.

Se siamo entrati nell’ottica di
risparmiare fondi e risorse, soprattutto dove è possibile tagliare senza tanti danni sulla spesa pubblica, allora proprio queste abnormi e ridondanti strutture burocratiche, al secolo Camere di Commercio, dovrebbero essere le prime ad essere abolite.

Se andiamo infatti a vedere quali funzioni esse svolgono o, meglio, dovrebbero svolgere, c’è da rimanere per lo meno basiti da tanto e tale supremo spreco di risorse. E questo, badate bene, non fuggendo ai giusti e doverosi riscontri sul campo, riscontri rappresentati dall’enorme numero di liberi professionisti e di aziende che obbligatoriamente, va detto, si devono iscrivere. Le Camere di Commercio, il cui nome completo è Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura sono in verità enti pubblici locali non territoriali dotati di autonomia funzionale. Tali enti, sottoposti alla vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, godono, tra le altre cose, di una discreta autonomia anche finanziaria rientrante appunto nelle cosiddette “autonomie funzionali”.
 

Ma il bello viene se andiamo a leggere quali funzioni e competenze queste dovrebbero avere ed esercitare e cioè, in primis, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese in modo da curarne lo sviluppo nell’ambito delle economie locali. Ebbene, al di là dei soliti enunciati di principio quasi commoventi, la verità è che delle aziende e dei liberi professionisti con partita IVA nessuno ma proprio nessuno ha mai potuto avere sentore di tali “enormi” benefici. Questa trionfalistica prospettiva di essere in grado di sviluppare il sistema delle imprese e le economie locali che di quelle sono a traino, visto il numero di attività produttive e commerciali che, per la disperazione, chiudono quotidianamente le serrande in Italia ci pare francamente poco più che un triste e ingenuo enunciato di principio.
 

Se andiamo poi ad approfondire quelli che sono i compiti peculiari delle tante  Camere di commercio esistenti nel nostro paese, scopriamo che compito supremo sarebbe quello di realizzare e gestire direttamente strutture (Borse merci, Borse immobiliari etc) e infrastrutture sia locali che nazionali (con quali benefici effetti sulla situazione economica del nostro paese non è dato sapere). In secondo luogo le Camere di commercio dovrebbero partecipare con altri soggetti pubblici e privati ad organismi, consorzi associazioni e società e infine ultimo fondamentale compito sarebbe quello di costituire delle aziende speciali per gestire servizi specifici. Sappiamo infatti come uno dei servizi di cui le stesse Camere di Commercio vanno orgogliose è quello di essere enti di mediazione e arbitrato, dimenticando che da pochi anni a questa parte sono stati istituiti in Italia gli Organismi privati di mediazione civile. Questi ultimi, va detto, invece di venire sostenuti dallo Stato come dovrebbero nella loro importantissima funzione, tra l’altro, voluta proprio dallo stesso Stato, si ritrovano, incredibile a dirsi, a dover subire pure la concorrenza da parte degli stessi enti statali.
 

Un’altra delle funzioni fondamentali svolte dalle Camere di commercio è quella della tenuta del Registro delle imprese che ha sostituito unificandoli il registro delle ditte e il registro delle società rendendo unica la funzione appunto di anagrafe delle imprese. Sarebbe bello che qualcuno potesse avvertire i vertici istituzionali dell’inutilità ormai di un simile dispiego di burocrazia cartacea e non, visto che è tutto ormai gestibile on line in rete con la possibilità di creare, sempre on line, il famoso registro delle partite Iva di cui sopra. Un registro che sarebbe a disposizione dello stesso Ministero dello Sviluppo Economico e che non avrebbe bisogno di particolari strutture per la sua gestione che, ripetiamo, sarebbe on line.
 

Di questa magnifica possibilità-opportunità che farebbe risparmiare in un colpo solo milioni e milioni alla Pubblica Amministrazione nessuno ma proprio nessuno sembra essersene accorto. Sulla assai presunta utilità di queste abnormi strutture faraoniche meglio note al secolo come Camere di commercio basterebbe portare poi  la testimonianza di migliaia e migliaia di imprenditori stanchi e delusi. Per ora basta quella di un lettore che, per aver aperto la partita Iva per non più di dieci mesi, si è ritrovato dopo quattro anni la solita luttuosa cartella di Equitalia nella quale gli si chiedeva il pagamento di ben 277 euro a titolo di diritti di iscrizione alla Camera di commercio nella quale era a suo tempo stato costretto ad iscriversi per il pur breve periodo. Ovviamente a questo prezzo comunque ingente di ben 277 euro, a sentire lo stesso sfortunato libero professionista, non è corrisposto alcun vantaggio percettibile e/o servizio di cui lo stesso possa avere goduto in quei miserrimi dieci mesi. Va detto che lo stesso…partitaivato è stato costretto a richiudere frettolosamente la sua posizione perché nel suo lavoro di rappresentante di commercio, i clienti, anche loro in crisi,  non pagavano i prodotti che lui vendeva per conto di una ditta, e quest’ultima si rifaceva gentilmente sui suoi stessi emolumenti con il risultato che ad un certo punto lo sfortunato si è ritrovato con zero euro accreditati sul suo conto corrente.
 

Il risultato di tutto questo non è stata una qualche sorta di servizio o di facilitazione da parte della stessa Camera di commercio come ci si sarebbe aspettati sulla base delle apodittiche e autoglorificanti dichiarazioni di cui sopra, funzione appunto di sorreggere le imprese in crisi e di favorirne lo sviluppo, ma soltanto la beffa di dover pagare a posteriori diritti di un’iscrizione che alla luce dei fatti più inutile di così non poteva essere. Perché qui è tutto il paradosso del nostro infelice paese: l’obbligarti a, tra virgolette, godere dei servizi che non ci sono  con l’unico scopo di finanziare enormi strutture burocratiche e ridondanti che, alla luce dell’attuale situazione economica del paese, non hanno più alcuna funzione reale se non quella appunto di auto alimentarsi per sopravvivere sulle spalle degli stessi cittadini italiani. Ecco il motivo della nostra proposta di chiudere le Camere di commercio. Un risparmio questo che avrebbe dell’incredibile in termini di benefici economici per il paese e in particolare per gli stessi imprenditori che si libererebbero in un colpo solo di dover “ringraziare”a suon di tasse e balzelli le stesse ridondanti strutture per i “tanti” ed “enormi” benefici di cui non hanno mai beneficiato. Ne trarrebbe vantaggio anche la tanto sbandierata “sburocratizzazione” e il risparmio della spesa pubblica del paese su cui il buon Renzi ha fatto tanta e tale entusiastica campagna elettorale: ora che è stato eletto da milioni e milioni di cittadini il nostro non vorrà mica rimangiarsi la parola? 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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