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La rivolta del popolo della bici

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Dopo l?ennesimo fatto luttuoso (un ciclista ucciso ieri) che investe la città e particolarmente la sensibilità dei ciclisti, a Torino ha avuto luogo la rivolta pacifica del popolo della bici.

TORINO – Ieri sera centinaia di persone radunatesi alle 22 in Piazza Palazzo di Città si sono trovate per dare un segno di rispetto alla tragica morte di Gianmatteo Gerlando, nonché per invitare gli amministratori ad affrontare il problema di una città che si palesa alquanto insicura e in generale irrispettosa dei viaggiatori a due ruote e non motorizzati.

Non è la prima morte assurda, dovuta ad attraversamenti imprudenti e non rispettati dagli automobilisti.

Quella dell?auto a Torino, città della Fiat e città gommata per eccellenza, è una dittatura spietata. Le quattro ruote sono padrone della strada. Anche il mezzo pubblico è sconosciuto alla maggioranza degli automobilisti italiani, come se avere una patente volesse senz?altro dire che nel fine settimana bisogna invadere il centro con le automobili, a costo di essere multati. Prendere l?auto per brevi spostamenti è la regola nella città piemontese, e ad esserne vittima sono quelli che non si piegano a questa logica e si svegliano un po? prima per giungere, pedalando anche a luglio, come faceva Gianmatteo Gerlando, al proprio posto di lavoro.


Gianmatteo Gerlando, 28enne, è alfine morto, investito mercoledì mentre pedalava su una pista ciclabile. Al Cto hanno ceduto gli ultimi barlumi di vita che restavano nel suo corpo, dopo che un pirata della strada, Matteo Sperone, 44 anni, l?ha investito ed è scappato, salvo poi costituirsi. Un omicidio colposo che però sa molto di preterintenzionale, soprattutto per il fatto che non si sia costituito subito, l?omicida (perché di questo stiamo parlando), alla polizia.Tuttavia nella manifestazione di ieri sera non c?è stato inneggiamento alcuno astioso nei confronti del pirata. La collettività, stufa di questa circolazione e di questa dittatura dell?auto, chiede al Comune attraversamenti più sicuri, vie riservate, una circolazione ciclabile che somigli ad una città del Nord Europa. Perché a Torino si sta diffondendo la ferrea volontà, anche spinta dalla crisi, di rinunciare quando possibile all?auto. Questa volontà deve necessariamente essere incentivata e messa in sicurezza dalle istituzioni.

Considerato l?evento luttuoso accaduto, il consiglio regionale ha approvato ieri un ordine del giorno per aderire alla campagna “In itinere”.  L’obiettivo è garantire la tutela Inail, in caso di infortunio, a tutti quelli che vanno in bici al lavoro. “Al momento  –  spiega Davide Gariglio, consigliere comunale e firmatario del documento  –  in caso di sinistro durante il percorso casa-lavoro compiuto in bicicletta, l’Inail riconosce infatti al lavoratore l’infortunio in itinere “purché avvenga su piste ciclabili o su strade protette”. In caso contrario, quando ci si trova in arterie aperte al traffico bisognerà verificare se l’utilizzo era davvero necessario” Escludendo quindi dalla copertura tutti quei percorsi fuori dalle piste ciclabili”. A sostegno di questa proposta, attraverso la Petizione nazionale “In itinere”, sono state raccolte a oggi oltre 12mila firme: il Comune di Torino ha già aderito.


Una tutela assicurativa a chi fa del bene alla città non accrescendo i già esponenziali livelli di polveri sottili dovrebbe essere estesa a tutti i ciclisti, anche a quelli che procedono (per insufficienza palese di piste) alla destra delle grandi strade o nei controviali.Freddie
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Di Redazione Elzeviro.eu

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