PALERMO – Troppo spesso ci siamo chiesti dove stiamo andando, cosa si sta facendo per i siciliani: per gli italiani in genere.
Ci avviciniamo a grandi passi alle elezioni europee in un clima politico che per certi versi stento a seguire, guidato da un “ciclista” al governo (non me ne vogliano i ciclisti), e con una politica fatta di pressapochismi da parte di tutti i partiti, di destra e di sinistra.
Le europee saranno un test per mettere alla prova la tenuta di strada dei movimenti che usciranno fuori dalle segreterie di partito e dalle riunioni dei vari comitati.
Parlo di comitati perché in Italia i comitati sono un’istituzione, dai comitati di quartiere ai comitati di affari, in fondo il club Bilderberg è un comitato, il quale vive sulle spalle dei cittadini dell’Unione Europea.
E nella nostra Sicilia che succede?
Accade che il Presidente più “amato” dai siciliani, con il suo modello Sicilia, ha portato allo stremo un’intera isola, persino dal PD invocano un commissario per una Regione che vanta un buco di oltre 500 milioni di euro.
E così mentre il nostro caro Presidente tenta di scrollarsi di dosso gli ex Pip, con una manovra a dir poco becera, con la compiacenza di funzionari e dell’Assessore Bonafede, dall’altro lato, i nostri deputati siciliani si sono aumentati la diaria per le missioni istituzionali a Roma lievitandola da circa 500 a oltre 700 euro al giorno. Ma non basta: si scoprono, tra le pieghe, 50 milioni di consulenze; il denaro pubblico che passa tra le maglie di una Regione come sabbia.
A tutto questo aggiungi il solito problema dell’arrivare a fine mese, del riuscire a vivere in una città dove gli esercizi commerciali chiudono a ritmi insostenibili, dove i negozi sono aperti ma vuoti e i commessi guardano fuori nell’attesa che entri un cliente.
A tutto ciò aggiungi la cattiva gestione dei beni pubblici, Pompei docet…
Anche da noi la Vucciria, il mercato immortalato nel quadro di Guttuso, chiude, anzi crolla e si sfalda sotto l’inclemenza di un tempo che scorre serafico e inarrestabile.
Percorri le strade e certe volte vorresti avere una Jeep per il fondo stradale.
Dobbiamo però in un modo o nell’altro sopravvivere e forse solo questa è la nostra speranza: sopravvivere in attesa di tempi migliori; in Sicilia si dice, “calati iuncu c’a passa a china”, tradotto, il giunco si piega per sopravvivere all’onda di piena.
I siciliani, gli italiani in genere si piegano, in attesa di tempi migliori. Speriamo.
Giuseppe Morello