La cittadinanza onorifica riconosciuta a Patrick Zaki non rappresenta solo l’ennesimo (madornale) errore diplomatico commesso nel Mediterraneo, ma anche l’ipocrita utilizzo a orologeria dei diritti umani.
di Antonio Di Siena
La cittadinanza italiana a Patrick Zaki non c’entra nulla coi diritti umani. È solo un pretesto per proseguire una guerra diplomatica iniziata con la vicenda Regeni e combattuta per conto terzi da partiti che, storicamente, fanno l’interesse esclusivo di un preciso Paese europeo – che non è l’Italia – e che di quello che combina Al Sisi ai suoi cittadini detenuti se ne sbatte bellamente i cosiddetti.
Mettere il naso nelle vicende interne di un Paese che – ricordiamocelo – senza l’attuale governo avrebbe oggi al potere i Fratelli musulmani (gente cioè che ritiene certe “questioni” degne di essere trattate secondo la legge coranica) significa solamente mettere pure l’altro piede fuori da nord Africa.
Nel migliore dei casi, quindi, si tratta di un provvedimento di una stupidità politica senza precedenti recenti. Ma d’altronde con Di Maio agli Esteri tutto si tiene. Nel peggiore è un atto deliberato per minacciare seriamente i rapporti bilaterali con un partner strategico a esclusivo detrimento dell’Italia e nell’interesse di un paese straniero che, dopo averci cacciato a calci in culo dalla Libia, adesso sogna di fare altrettanto dalle parti del Cairo.
Ove mai, poi, foste genuinamente parte dell’esercito di anime belle che non ha ancora chiaro che i diritti umani sono soltanto un paravento, il pretesto per scatenare guerre (militari, commerciali o diplomatiche che siano), mi permetto di segnalarvi qualche altra cittadinanza italiana da conferire.
Loujain al-Hathloul, attivista per i diritti delle donne, detenuta da tre anni in Arabia Saudita, torturata e privata anche della possibilità di visite dei familiari. Pablo Hasel, rapper catalano, incarcerato in Spagna per il contenuto delle sue canzoni. Julian Assange, fondatore di Wikileaks, detenuto nel Regno Unito per aver fatto il suo lavoro di giornalista.