Succede che Sandro Gozi, dopo una vita di militanza nel centro sinistra italiano e dopo aver ricoperto incarichi di Governo di rilievo, sia entrato ora a far parte dell’esecutivo di Francia, alla corte di Emmanuel Macron.
di Gabriele Tebaldi
Il passaggio agli ordini francesi è in realtà antecedente alle elezioni europee di maggio, quando Gozi ha deciso di candidarsi all’interno della lista Renaissance del partito di Macron. Nonostante il piazzamento non proprio esaltante, 22esimo posto (d’altronde chi lo potrebbe conoscere in Francia?), Emmanuel Macron ha deciso di nominare proprio lui come Responsabile degli Affari europei. Notizia che ha fatto ovviamente storcere il naso a diversi politici italiani, in particolare Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Tuttavia le critiche apportate al comportamento di Gozi non sembrano sufficienti per descrivere la reale gravità di una scelta in sfregio alla sovranità nazionale italiana, ma anche alla sicurezza stessa dell’Italia.
Gozi, già sottosegretario agli affari europei con Renzi e Gentiloni, con la benedizione di Macron viene ora nominato, stesso ruolo, nel governo francese!!! Immaginate di chi facesse gli interessi questo personaggio quando era nel governo italiano… Pazzesco, questo è il PD!
Si è limitato cosi il Ministro dell’interno Matteo Salvini su Facebook. D’altra parte Giorgia Meloni ha semplicemente chiesto l’espulsione di Gozi dal Pd. Si perché il buon Gozi risulta ancora parte del direttivo del Partito Democratico, nonostante la nuova carriera lampo Oltralpe. Leggerezza è dunque la parola giusta per descrivere le parole d’indignazione, troppo morbide, riservate a Gozi.
Il neo consigliere di Emmanuel Macron
non ha alcuna vergogna nel rivendicare la sua scelta e, nel suo account Twitter ufficiale, ha prontamente cambiato la lingua dedicata alle informazioni personali, dall’italiano al francese.
Ora, per capire la gravità del comportamento di Gozi, occorre fare un passo indietro. Oltre alla militanza nel Pd, Gozi ha infatti ricoperto l’incarico di sottosegretario agli Affari europei durante i Governi Renzi e Gentiloni, dal 28 febbraio 2014 al primo giugno 2018. 4 anni in cui è potuto entrare in contatto con dossier delicati, ma soprattutto con informazioni riservate che, se diffuse, potrebbero mettere a rischio la sicurezza del nostro Stato.
Sta di fatto che Emmanuel Macron, uno dei principali antagonisti dell’attuale esecutivo italiano, ha scelto proprio Gozi per ricoprire lo stesso ruolo che l’italiano ha avuto in Italia. Disegno compiuto quindi: tutte le informazioni in possesso di Gozi sono ora nelle mani francesi.
Ci chiediamo a questo punto
cosa impedisca all’ordinamento giuridico italiano di procedere contro l’ancora membro del Pd contestando nella fattispecie il reato di tradimento contro la patria, presente nel codice penale, in particolare agli articoli 246 e 257.
Il cittadino, che, anche indirettamente, riceve o si fa promettere dallo straniero, per sé o per altri, denaro o qualsiasi utilità, o soltanto ne accetta la promessa, al fine di compiere atti contrari agli interessi nazionali, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da cinquecentosedici euro a duemilasessantacinque euro.
Chiunque si procura, a scopo di spionaggio politico o militare, notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale, dello Stato, debbono rimanere segrete è punito con la reclusione non inferiore a quindici anni.
Ci auguriamo quindi che la stessa solerzia e puntigliosità che la magistratura sta adottando per i presunti finanziamenti russi alla Lega, venga adottata anche per fare chiarezza sul cambio di bandiera di Gozi. Non vorremmo mai che la magistratura italiana si facesse interprete di quel principio dei “due pesi e due misure” che anima invece le redazioni dei principali media nazionali. Dopo aver dato il massimo risalto ad un’indagine, “Moscopoli”, che ancora non ha prodotto nulla di concreto, non un titolo di apertura è stato fatto per l’affare Gozi. Un ancora membro del PD stipendiato dall’esecutivo francese.
Proviamo ad immaginare il titolo di apertura di Repubblica o del Corriere della Sera qualora un tesserato della Lega venisse nominato consigliere di Vladimir Putin…