Nove anni dopo la pacifica rivolta del Bahrein, la situazione politica e quella dei diritti umani continuano a peggiorare; il riunirsi è vietato; esprimere un’opinione è criminalizzato; i giornali indipendenti sono sospesi; tutte le principali società politiche dell’opposizione sono state messe al bando e più di quattromila preminenti difensori politici e dei diritti umani sono stati tenuti in custodia. Manama continua anche a partecipare all’aggressione ostile della coalizione guidata dai sauditi contro gli indifesi yemeniti.
Articolo originale di Sondoss Al Asaad
Traduzione di Costantino Ceoldo
Una volta ancora viene ricordata la rivoluzione dimenticata di nove anni: prove fasulle; confessioni forzate; record abissale di torture, abusi e intimidazioni; poteri illimitati di arresto e investigazione concessi alla famigerata Agenzia per la Sicurezza Nazionale; processo a carico di civili davanti a tribunali militari sotto pena di morte; persecuzione settaria; divieti di viaggio; revoca arbitraria della cittadinanza, ecc. Tutto ciò deve essere richiamato assieme alle numerose e relative accuse di diffuse violazioni inflitte al popolo del Bahrein.
Difensori dei diritti umani, avvocati, accademici, religiosi e personalità politiche vengono convocati e interrogati quotidianamente. Il regime repressivo spesso accusa i pacifici indigeni bahreini di aver diffuso false voci, minando il prestigio dello Stato, incitando il terrorismo, promuovendo il rovesciamento del regime e insultando le autorità; accuse fermamente respinte dall’opposizione, che al contrario sottolinea il suo impegno nei confronti della riconciliazione, delle riforme e del dialogo.
Dopo aver sciolto tutti i principali blocchi politici
aumentato la censura sui media critici e imprigionato gli attivisti, Manama ha effettivamente sospeso tutte le organizzazioni di controllo, che normalmente monitorerebbero la corruzione. Nel frattempo, il Bahrein è testimone di un aumento senza precedenti dei tassi di corruzione sia nel settore privato che in quello pubblico. Quelli al potere hanno colto questa opportunità per aumentare la loro posizione personale.
Il clima di impunità del Bahrein sembra prevalere e lo spazio democratico è stato essenzialmente chiuso da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha assicurato al re del Bahrain che nella sua amministrazione non ci sarebbe stato alcun problema nelle relazioni tra Washington e Manama. A seguito del via libera di Trump, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato di aver approvato una vendita per 2,78 miliardi di dollari di aerei F-16V ed altre attrezzature militari, che fu sospesa durante l’amministrazione Obama per problemi non specificati di diritti umani.
Gli alti studiosi religiosi del Bahrein
o Ulama hanno applaudito, alla vigilia della rivoluzione del 14 febbraio, la persistenza dei Bahreini nel sostenere la loro giusta causa, dicendo per lunghi anni che la gente ha dimostrato quanto sia difficile soccombere all’ingiustizia, né il paese si accomoda alla sua ombra; quindi, comprendere questo dogma è l’unica via per risolvere la crisi e raggiungere la stabilità, lo sviluppo e la prosperità del Bahrein.
Gli studiosi si sono impegnati a portare avanti la rivolta contro l’ingiustizia e la dittatura, affermando che la vittoria dei Bahreini è imperativa a causa della loro giustizia e che sono pienamente fiduciosi nella saggezza della loro leadership; la sincerità dei loro simboli nazionali; la pazienza, la solidità e la volontà irrefrenabili della loro gente.
Gli studiosi hanno anche ribadito l’adesione dei Bahreini alla loro legittima richiesta di stabilire una costituzione, attraverso la quale possono determinare liberamente il loro destino e la loro richiesta di formare un governo giusto, attraverso il quale proteggere il loro diritto politico inalienabile alla libertà e alla dignità, in particolare quella legata a riti religiosi, santità e statuti, che non sono stati risparmiati dall’aggressione del governo.
Leggi anche:
Un’ipotesi dietro l’omicidio di Soleimani: qualcuno voleva mettere Trump nei guai