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Gli squali della finanza applaudono l’inesistente rinascita greca

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Scattano tutti in piedi dalle loro belle e comode poltrone: gli speculatori applaudono convinti di una ripresa economica della Grecia che vedono soltanto loro, ma da questa situazione forse soltanto essi traggono beneficio.

Dal mondo spietato degli squali della finanza arrivano solo messaggi positivi, da Fitch arriva addirittura la promozione nel rank di rating, sul Wall Street Journal si titola con toni trionfali “Segnali di primavera“, proprio sullo stesso giornale che neanche un mese fa aveva annunciato con toni melodrammatici un possibile ritorno alla dracma per il Paese di Socrate e Platone.

Anche il Ministro delle Finanze greco Yannis Stournaras pare avere gli occhi foderati di prosciutto (finanziario ovviamente) e si dice ottimista per la prossima ripresa dell’economia greca, dato che “la finanza anticipa l’economia reale“. Frase piuttosto infelice dato che qualunque economista accorto è consapevole che i segnali di positivo che arrivano dalle borse potrebbero essere segno di manovre speculative o semplicemente frutto di sensazione condivise che raramente hanno a che vedere con i meccanismi relativi all’economia reale.

A smentire le frasi sognanti del Ministro greco ci pensano i dati del 2013, che vedono un tasso di disoccupazione del 27% (oltre il 10% è considerata già zona rossa), oltre a un crollo ulteriore del Pil pari a -5,3%. Checché ne dicano Fitch, Wall Street Journal e Stournaras, più astrologi che economisti, la crisi dovuta ad una bolla speculativo-finanziaria (non creata dai greci) ha lasciato drammatici strascichi sul tessuto sociale della nazione greca, dove quasi il 35% della popolazione vive sotto la soglia della povertà (si calcola che questa fetta della popolazione campi con circa 7.400 euro all’anno).

Anche la Bce e il Fmi sono prodighi di elogi e buone speranze per la rinascita greca, ben contenti di aver indebitato il paese per 230 miliardi, cifra che costringe la Grecia ad attenersi alla ferrea strategia dell’asuterity imposta dall’Ue, pena la chiusura dei rubinetti. Strategia che ha visto il taglio di stipendi e pensioni pari al 20-25% (uno stipendio di 1.500 euro è diventato ad oggi di 1.125 euro!).

Chi si sta arricchendo in tutto ciò? Ovviamente gli speculatori, che nel solo ultimo mese hanno visto un rialzo di 200 punti percentuali della National Bank of Greece; la gente comune oltre ad essere rimasta materialmente povera ha anche perso le speranze verso una futura crescita, che ormai sotto la sferza della feroce austerity pare essere un miraggio.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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