Dalle autorevoli colonne del Telegraph Liam Fox, deputato conservatore eletto nel Somerset del Nord ed ex ministro della Difesa del Regno Unito di Gran Bretagna, lancia una serena, ma ferma invettiva contro l’euro.
La dilagante corruzione, affiancata ad una evasione fiscale incontrollabile e incontrollata, sono fattori che sono stati colpevolmente tollerati. Gli stellati sovrintendenti della stabilità della moneta ultranazionale avrebbero dovuto agire già dal lontano 2008. L’uscita della Grecia dall’Ue, il cosiddetto Grexit, non allevierà tuttavia le insite debolezze della moneta unica, né, nel breve periodo darà una boccata d’ossigeno agli argivi nostri vicini.
Come dicevamo prima, potrebbe essere la Russia, desiderosa di avere alleati che bloccassero o rendessero inefficaci le sanzioni Ue, a fare uscire almeno la testa della Grecia dalle sabbie mobili.
Il politico inglese ha detto che la settimana scorsa, durante una visita in Macedonia, ha visto migranti africani e del Medio Oriente attraversare a piedi il paese per cercare di arrivare in un altro Stato dell’UE. Il fatto che non avevano neppure preso in considerazione l’idea di fermarsi in Grecia la dice lunga su come il paese è visto a livello internazionale.
L’euro non ha un problema: l’euro è il problema, dunque. Paesi con valori anomali devono lasciare l’eurozona oi paesi all’interno della zona euro devono muoversi lungo il sentiero della piena unione politica, economica e monetaria. Sono poi descritti gli scenari impietosi del Grexit: una unione paurosa e sempre più stretta, la Germania che potrebbe sfilarsi di fronte alla possibilità riconosciuta di farlo, considerato che l’euro diverrebbe sottovalutato per la forza economica teutonica, eccetera.
Il terzo ed ultimo punto riguarda le implicazioni politiche e sulla democrazia dei paesi dell’Ue, le cui strutture privatesi della politica monetaria dovranno soggiacere necessariamente all’ortodosia economica della leadership tedesca, con menefreghismo totale per la via dell’elezioni nazionali e dei programmi economici dei partiti uscitine vincitori.