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L’avevano immortalato 14 anni fa ad Ancona.
Capello lungo ribelle e maglietta con l’effige di Che Guevara. Voleva andare a manifestare a Genova, era il periodo del G8. Voleva opporsi ai potenti della terra e lottare per la giustizia. Voleva. Ora non lo vuole più. Ora ne fa parte.
Alexis Tsipras ha tradito ufficialmente il proprio elettorato. Lo ha fregato per benino, facendosi eleggere con promesse di riforma che non sono state assolutamente rispettate, per poi allinearsi a quanto fatto dai governi che lo hanno preceduto.
L’accordo è quasi raggiunto, si tratta di puntualizzare alcuni dettagli, ma sarà solo una formalità. Tsipras ha sbracato di fronte all’eurogruppo, al suo ormai compagno di foto Juncker, accetterà probabilmente i tagli alle pensioni richiesti dall’Ue, un aumento dell’Iva e il programma di privatizzazioni selvagge imposto dal Fondo Monetario Internazionale.
Dirà che non ha avuto scelta. Dirà che questo è l’unico modo per salvare la Grecia. Dirà che, in fondo, qualche anno ancora di sacrifici e poi si ripartirà tutti insieme. Insomma le solite euroballe che hanno permesso di governare nell’ordine a Monti, Letta e Renzi.
Lo scenario del Grexit fa paura, ma non ai cittadini greci che ne sarebbero ben felici, ma ai mercati, agli eurocrati e alle banche.
Le piazze borsistiche si sono freneticamente rialzate da ieri, quando ormai è divenuto chiaro che l’accordo tra Grecia ed Europa si troverà. Che schifo tutto questo: il tripudio di squallidi individui imbellettati nei loro abiti di marca con la 24ore in mano, mentre un popolo intero vedrà decurtata ulteriormente la propria ricchezza. Tsipras, il fan del Chè, è il burattino di questi loschi signori che mai vorrebbero una vera rivoluzione sociale di popolo. Perché il popolo è l’unico vero ostacolo che si frappone tra questi signori e gli euro. Tsipras ha però deciso di farsi assumere da loro come borseggiatore.
