Chapeau!

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Che debba essere un alcolizzato a dare la sveglia all’Europa è il segno del vortice di decadenza che ci ha inghiottito irrimediabilmente. Ad ogni modo il franco-russo Gerard Depardieu ha pubblicato un libro autobiografico “E’ andata così”, in cui le suona ai francesi e agli europei in genere. Gli argomenti più scottanti (e interessanti) sono la sua vita personale, il suo tormentato rapporto con le persone, il suo comportamento sempre sopra le righe ma scevro di buonismi e di qualsiasi tipo di ipocrisie. Come attore, un grande, come uomo, un uomo sincero.

Cosa ha detto, dunque, di così sconvolgente Depardieu nel suo libro?
Riguardo alla sua partecipazione alle manifestazioni sessantottine dice: “Nella primavera del 1968 le prime manifestazioni degli studenti passano sopra la mia testa. Non penso che possano esprimere l’esasperazione per gli anni passati sotto de Gaulle. Non ho nessuna coscienza politica e ho una conoscenza della storia molto approssimativa: il mio unico punto di riferimento è avere visto Dédé che vendeva L’Humanité .
Di conseguenza sono portato a simpatizzare con i comunisti e la sinistra in generale, ma non ho letto né Marx né Jaurès né Mao. Quando vedo studenti che scandiscono “CRS-SS”, costruiscono barricate e bruciano automobili, penso che siano figli di ricchi, ragazzi borghesi, e rido dello spettacolo ridicolo che offrono. Ma non mi limito a ridere, mi mescolo in mezzo a loro e la notte, mentre dormo all’Odéon o nelle aule della facoltà di medicina, li derubo meticolosamente: orologi, collane, spille… «Continuate a fare la rivoluzione, ragazzi miei, che intanto tiro su un po’ di grano».”

Riguardo al suo rapporto con Putin dice: “Amo la Russia, sono amico di Putin, mi sento tanto francese quanto cittadino del mondo, e non penso di fare male a nessuno concedendomi la libertà di andare a vivere dove voglio e di amare chi voglio. Esattamente come quando mi spacco il muso con la moto, da solo, quando sono ubriaco: sono fatti miei, non faccio male a nessuno. Quindi che mi si lasci vivere a modo mio.

 Se Putin e io ci siamo incontrati, se ci siamo riconosciuti subito, è perché entrambi avremmo potuto diventare delinquenti. Penso che in me gli sia subito piaciuto il mio lato hooligan, sia che pisci in un aereo, che prenda a testate un paparazzo o che mi tirino su da un marciapiede ubriaco fradicio. E io, facendolo parlare, ho capito che anche lui ne aveva fatta di strada, che come nel mio caso nessuno avrebbe scommesso un soldo su di lui quando aveva quindici anni.

L’ho incontrato la prima volta a San Pietroburgo, nella primavera 2008, all’inaugurazione della collezione Rostropovic al palazzo di Costantino. Putin inaugurava la mostra, e io ero stato invitato. Ho capito subito che non conosceva nulla di pittura e di arte in generale, e la cosa mi ha colpito. Ho intuito che era uno che si era fatto da solo, e abbiamo cominciato a chiacchierare. La sua passione è la storia. Mi ha fatto parlare della Rivoluzione francese, di Danton, di Napoleone, e abbiamo promesso di rivederci”. Da lì è nata un’amicizia.

Riguardo al suo rapporto con i francesi e con lo stesso suo paese natio afferma: “Non sono io che tradisco la Francia, sono i francesi che tradiscono se stessi. A poco a poco hanno perso il senso della libertà, il gusto dell’avventura, hanno perduto l’udito, l’olfatto, non sentono più la musica trasportata dal vento, come laggiù in Kazakistan, dove senti le ragazze cantare da un villaggio all’altro; hanno perduto il senso della vita e della felicità, pian piano si sono lasciati divorare dal cancro della paura, e ora vivono nel terrore di ciò che potrebbe succedergli. Hanno paura degli stranieri, hanno paura del loro vicino, hanno paura del domani, hanno paura di tutto.

E c’è chi mi dà del miserabile perché levo le tende… Sì, a sessantacinque anni non ho voglia di pagare l’87 per cento di tasse. Ma non è che non abbia fatto la mia parte: ho dato allo Stato francese centocinquanta milioni di euro, mentre è dai tempi della scuola che non chiedo un soldo a nessuna istituzione. Ho sempre pagato medici, medicine, chirurghi e operazioni, non so neanche cosa sia la mutua. Non mi sento affatto in debito con la Francia, amo questo paese, gli ho dato molto, non me ne lamento, ma ora non rompetemi le palle!” 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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