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Carabinieri a Tripoli? No grazie!

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I Carabinieri impieghiamoli in Italia, non in Libia…questa la proposta che avanziamo alla opinione pubblica in vista di quel che si prepara. 
Oggi l’ineffabile ministro degli Esteri GentilOnu (lo chiamiamo così perché sempre deferente vera le N.U. e gli USA padroni) ha anticipato pubblicamente l’invio a Tripoli dei Carabinieri per fermare l’Isis e pure l’ondata di sbarchi in Sicilia.
In verità ha premesso che ciò avverrà nel “quadro di un intervento internazionale” ed in accordo con le “autorità libiche” ma queste parole hanno reso piú preoccupante la cosa. 
Infatti sembra improbabile che l’Onu possa, in questa complicatissima fase internazionale, decidere qualsiasi intervento in qualsivoglia paese. 

Pertanto si presume che Italia ed “alleati” stiano cercando di smuovere la Nato per intervenire sul campo. 
Magari su richiesta del “legittimo governo” libico che, però, ha un difettuccio: non si sa quale sia e quanto effettivo potere abbia sul territorio nazionale. 
Tra quello “riconosciuto” (dagli occidentali) di Tobruk  e quello illegittimo di Tripoli si è infilato il terzo, il piú preoccupante di tutti: quello dell’Isis a Sirte e dintorni. 
E, non solo a nostro parere, esiste pure il quarto : quello dei mercanti di morte del Mediterraneo che fanno soldi con i poveri clandestini e con i profughi di mezzo mondo. 
Gente che rappresenta un potere a parte, indipendente dalle fazioni in lotta. 
Già nel marzo 2011 chi scrive, assieme a pochi altri, aveva messo in guardia la opinione pubblica (tramite le testate indipendenti) dal farsi trascinare dagli entusiasmi per la Primavera araba libica che avrebbe portato (come puntualmente avvenuto) alla caduta ed all’assassinio di Gheddafi (per mano occidentale,non realmente popolare). 

Facile allora ipotizzare lo sfacelo della “unitarietà” della Libia ed il via libera a tagliagole ed integralisti peggiori di Gheddafi. 
Al seguito di BombObama, Sarkozy e soci pure Berlusconi si riscoperse interventista contro un amico (dittatore) ed alleato (si, avevamo un trattato di amicizia con il Colonnello). 
Seguendo il modello Irak con Saddam, l’intervento ha prodotto i suoi effetti, conosciuti da tutti: abbiamo l’Isis a due passi dalla Sicilia ed a tre da Roma!
Ma il bello (o brutto) è che gli “altri” libici, di tutte le fazioni, non è che siano tanto meglio dei “terroristi” del Califfato. Sono altrettanto pericolosi ed armati, forse pure di piú, e non hanno alcuna intenzione reale di “pacificare” la Libia. Vogliono solo scannarsi al meglio ed avendo i maggiori appoggi economici e militari possibili dagli “infedeli” occidentali, primi tra tutti gli italiani. 

Non si immagina invero facile contestare questa sintetica analisi…se non per malafede (come accaduto per Gheddafi). 
Reiteriamo quindi la proposta-appello ai media ed a chi legge: i Carabinieri (ed altri militari) teniamoli in Italia, non mandiamoli nel “bel suol d’amore” di Tripoli, dove rischierebbero inutilmente la pelle (e si sottrarrebbero uomini e mezzi ai già scarsi presidi territoriali in Italia).

di Vincenzo Mannello

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Di Redazione Elzeviro.eu

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