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Le salviamo o non le salviamo? Il destino delle rapite appeso a un social network

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L’Italia borghese, quella in pantofole, sul divano e davanti al Pc, ha lanciato la propria battaglia: chi vuole lasciare al loro destino Greta Ramelli e Vanessa Marzullo e chi invece le santifica senza appello. E’ una vicenda che sembra complicatissima, astrusa e contorta, ma che in realtà è lineare, una tragica conseguenza di errori nostri (plurale per intendere lo Stato italiano) e loro (le due ragazze rapite).

Le due ragazze, non sprovvedute come i tastieristi di Facebook ci vogliono far credere, avevano fondato insieme a tale Roberto Andervill un progetto denominato Horryaty con lo scopo di raccogliere aiuti per la popolazione civile in Siria (in particolare l’obiettivo era la costruzione di tre pozzi d’acqua). La possiamo chiamare un’organizzazione no-profit, una Ong incompiuta dato che non risulterebbe essere inserita nella lista fornita dal Ministero degli Esteri.

Le ragazze, dopo aver raccolto una discreta somma (circa 6.000 euro) hanno deciso di partire per la Siria il febbraio scorso. Hanno poi deciso di tornarci a luglio, passando per il confine turco assieme al giornalista del “Foglio” Daniele Ranieri. Qua ha iniziol’enigma: le tre persone vengono, non si sa come, attirate nella casa del “capo del Consiglio Rivoluzionario”nei pressi di Abizmu. Il giornalista riesce a darsela a gambe e a lanciare l’allarme, le due ragazze vengono invece rapite probabilmente da un gruppo estremista islamico cellula di al-Nusra (uno dei tanti gruppi che operano in territorio siriano).

Da lì sei mesi di silenzio interrotti da un video comparso su Youtube prima di Capodanno, in cui le ragazze, vestite con la tunica nera abaya, spiegano in inglese la loro condizione di pericolo e chiedono aiuto al governo italiano. Gli italiani insultano o lodano, pochi sanno analizzare la questione in maniera esaustiva. Se c’è un errore compiuto dalle due ragazze non è stata sicuramente la loro volontà di aiutare il prossimo con questa organizzazione di raccolta fondi, come molti commenti comparsi su Facebook ci vogliono dire. Il loro errore è stata invece la mancanza di neutralità, anche abbastanza esplicita, prima e durante il  lavoro in Siria.

I rispettivi account di Facebook dimostrano dei chiari contatti con alcuni miliziani siriani, come un certo Ahmad Lion of Islam (“così vieni adesso a combattere con noi, eroina. In qualsiasi momento sei la benvenuta“, così aveva commentato un post di Vanessa Marzullo). Anche nella famosa foto che ha fatto il giro del web le due ragazze vengono ritratte con un messaggio in arabo che inneggia agli eroi di Liwa Shuhada, gruppo estremista legato sempre ad al-Nusra. Le regole del volontariato in zona di guerra impongono la totale neutralità degli operatori, è la regola base, che purtroppo molte associazioni infrangono (ci ricordiamo purtroppo molti operatori di Ong fotografati insieme a soldati Nato).

Nessuno deve giudicare la volontà o le simpatie di queste ragazze, tuttavia se queste stesse hanno scelto la strada della neutralità attiva attraverso il volontariato avrebbero dovuto evitare di invischiarsi con una delle due parti in lotta. Molto probabilmente questi contatti che hanno avuto via web sono gli stessi che le hanno trascinate nella trappola di Abizmu dove sono state rapite.

Lo Stato italiano ha fatto la sua parte concedendo un inspiegabile campo libero alla partenza di queste due ragazze (la cui organizzazione non risulta nemmeno tra le Onlus dell’elenco del Ministero degli Esteri) senza un qualche obbligo di rientro entro una certa data, o obbligo di operare solo in certe zone (la zona dove è avvenuto il rapimento è fuori da qualsiasi controllo delle truppe regolari siriane).

Ora il miglior modo per uscirne è sperare nel buon operato della Farnesina e cercare di ammutolire tutte le becere forme di crociate on-line, in cui ci buttiamo anche Adriano Sofri, che su Repubblica ha fatto un melenso articolo incensando di lodi le due ragazze, come se fossero due sante scese in terra.  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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