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La legge delle più forti fa…mattanza del campionato.

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Il giro di boa del campionato ha decretato la quasi infinità superiorità del terzetto di testa sul resto del mondo. Un resto del mondo formato anche da squadre meritorie e neppure tanto scarse tecnicamente come la Fiorentina, l’Inter, il Verona e mettiamoci dentro, per blasone, pure il Milan e la Lazio.

La differenza comunque con le tre sorelle di testa è più che palpabile ed è una differenza fatta di classe, tecnica, carattere, forza dei singoli, forza del collettivo. Troppo, allo stato attuale, risulta essere il divario tanto che si potrebbe ipotizzare un bellissimo triangolare confezionato apposta solo per le tre e differenziato dal campionato delle…comuni mortali. Un triangolare dove, va comunque detto, la parte del leone la farebbe la signora Juve, al di sopra delle altre due di ben più di una spanna. Se ci è consentito un paragone…cosmico è come se il resto della truppa fosse formato da pianeti del diametro della terra, la Roma e il Napoli fossero rispettivamente grandi come Giove e Saturno e la Juve come il Sole. Queste in fondo sono le differenze in campo e con queste bisognerà misurarsi da qui alla fine del campionato. Che poi questo aspetto innegabile non sia il massimo dal punto di vista dell’interesse del campionato stesso, con partite che d’ora in poi scorreranno, come un fiume incanalato, verso risultati più che scontati, è un altro paio di maniche ma qui siamo condannati a parlare de jure condito e non de…jure condendo: sui fatti e con i fatti dobbiamo confrontarci e non con astruse filosofie di calcio pensato.

La diciannovesima giornata, a proposito non se ne può più di questo assurdo spezzatino che arriva quasi a lambire le prime ore del martedì ma a …”schiacciare” pesantemente i nostri preferiti strumenti di piacere, è iniziata sabato con la sfida Livorno-Parma. Una sfida che ha decretato il rilancio del Parma in chiave Europa League e il tracollo, non ancora definitivo, delle speranze livornesi di continuare a mangiare il “caciucco” al tavolo della serie A. Il Parma con un goal mortifero di Palladino nei primi istanti del match e una doppietta del redivivo Amauri, stende un Livorno generoso ma dalla coperta tremendamente corta. Tra sabato sera e domenica all’ora di pranzo si sono avute due sfide a “zero killed”, rispettivamente tra il Bologna e la Lazio e tra il Toro in casa e la Fiorentina appesantita anche mentalmente dall’assenza di Pepito. Sul fronte Lazio, l’unico momento divertente e a suo modo pieno di humor ce lo ha dato nel pre partita il Presidente Lotito quando ha definito competitivi e di valore i nuovi acquisti (sic!) di agosto. L’unica parentesi di serena condivisione umoristica prima di un’ora e mezza al limite dello strazio. Con due squadre che non sembrano poter dare nulla di più ai loro rispettivi campionati. Problemi di organici inadatti per restare in serie A in un caso, e insufficienti nell’altro per ambire a qualcosa di più di un disonorevole ma fin troppo generoso nono posto, nonostante la bravura dello zio Edy l’unico nuovo acquisto in casa laziale.

Approdati finalmente, dopo così tanto…silenzio per nulla, al pomeriggio domenicale, abbiamo assistito alla mattanza delle prime tre che stendono le loro vittime sacrificali, tra cui il pur ottimo Verona, con un complessivo 11 a 1 che non lascia speranze. La Juve nonostante l’inizio veemente del Cagliari con il goal dell’ottimo Pinilla, grazie anche alle incertezze del portiere ispanico-cagliaritano, agguanta prima il pari con il sempre più puntuale Llorente e poi dilaga con una rasoiata di Marchisio, il tocco da rapinatore d’area sempre di Llorente e il tap in dell’elvetico Lichtsteiner su corta respinta dell’insicuro Adan. A Verona il Napoli fa valere le sue bocche da fuoco e con Mertens, in occasione della prima rete, si diverte a giocare a biliardo, mentre, sulla reazione generosa ma distratta del Verona, la squadra partenopea ha gioco facile per chiudere la partita prima con Insigne e poi con Dzemaili.

A Roma avviene l’ultima micidiale mattanza della giornata a spese di un Genoa sembrato poca cosa al cospetto dei re Leoni di Garcia. Prima una rovesciata da iconizzare nell’album delle figurine da parte di Florenzi, poi un micidiale tiro di Totti deviato dall’incolpevole Manfredini, infine il goal di Maicon servito al pennello dallo stesso Florenzi e quello di testa del solito Benatia hanno contribuito a rendere gradevolissimo il pomeriggio ai quarantamila giallorossi dell’Olimpico. Nel “nebbiun” bergamasco, la dea, questa volta… bendata dalla scarsa visibilità, annichilisce le speranze di rinascita del Catania che, insieme al Livorno continua a guardare tutti dal basso in alto. In serata il Milan sul campo di un commovente Sassuolo, dopo essere passato in vantaggio con l’ottimo Robinho e aver raddoppiato con Balotelli, si vede costretto, suo malgrado, ad assistere al Berardi show. L’under 21 si scatena infatti in una quadripletta da mettere i brividi. Ogni goal non è parso infatti frutto di fortuna e casualità, che nel calcio per carità ci sta come il cacio sui maccheroni, ma frutto di destrezza, senso della posizione, freddezza ma soprattutto classe immensa. Se il ragazzo, a quota 11 reti segnate, al pari di Tevez e dietro un certo Pepito Rossi, continuerà con questi ritmi è destinato ad un grande futuro e forse anche a palcoscenici, con tutto il rispetto per il Sassuolo, degni di Champion’s. L’armata rossonera finisce così per risalire mestamente i sentieri che aveva disceso con grande baldanza, e questo non firmato dal generale Armando Diaz, ma da un ragazzo di neppure vent’anni.

Arrivati senza…più energie al lunedì in quel di Marassi, la splendida banda  Mihajlovic annichilisce l’Udinese con un secco 3-0 che non lascia rimpianti e rammarichi e che sembra decretare la fine dell’era Di Natale nell’Udinese. I bianconeri, orbi di tanto spiro, dovranno incominciare a pensare al domani ricostruendo una squadra troppo dipendente da un giocatore di classe cristallina ma, come tutti i comuni mortali, succube delle ineluttabili leggi del tempo.

Infine eccoci arrivati alla gara di chiusura tra un Inter desiderosa di non perdere terreno nei confronti della zona Champion’s e un Chievo che non ne vuole proprio sapere di andarsene buono buono in serie B. E infatti i clivensi vanno in vantaggio nel primo tempo con un grande goal di Paloschi ma vengono agguantati da un Nagatomo in versione Honda. E se non fosse stato per la svista del guardalinee pronto a sbandierare un fuori gioco inesistente, lo stesso nipponico avrebbe raddoppiato, e se non fosse stato pure per un sospettissimo rigore non dato alla fine, l’Inter avrebbe potuto pure dilagare. E invece l’1-1 finale permette alla banda Mazzarri di agguantare solo e soltanto il Verona al quinto posto a ben dieci punti di distanza da una zona Champion’s che ora come ora ha le caratteristiche dell’autentico  miraggio. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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