Il 19 giugno 1993 moriva William Golding autore de “Il signore delle mosche”
Breve aneddoto. Restituendo Il signore delle mosche in biblioteca, la bibliotecaria mi chiese:
-Ti è piaciuto?-
Risposi di sì
-A me ha lasciato un po’ così…-
E Il signore delle mosche lascia un po’ “così”. La trama in breve: un gruppo di ragazzini scampa ad un incidente aereo e si ritrova su un’isola deserta. Cerca di darsi delle regole per sopravvivere e, soprattutto, convivere. Ma ben presto nel gruppo si insinua la paura e l’irrazionalità che porterà i ragazzi a litigare e a dividersi, fino al tragico finale.
Golding disse: “L’uomo produce il male come le api producono il miele” e il libro è permeato da questo pessimismo.
Questo si rivolgere in prima battuta alla fragilità delle istituzioni create artificialmente dagli uomini. Questi essendo animali sono istintuali e non potranno mai assoggettare del tutto la loro natura: “homo hominis lupus“.
Poi troviamo una critica rivolta alla religione, alle credenze o comunque al contatto con l’irrazionale. Le paure di una parte del gruppo assumono come simbolo la Bestia che alcuni finiscono per temere e ad essa offrono una testa di maiale.
Golding porta la sua critica al massimo mettendo sulla scena dei bambini, esseri puri, secondo il senso comune e Jean-Jacques Rousseau. Con i bambini il pessimismo non può essere discusso: non ci sono adulti corrotti, il che offrirebbe una scusante.
Un libro da leggere Il signore delle mosche. Un libro che inquieta e deve inquietare. Un libro che non lascerà come prima: porterà a guardare con occhi più scettici tutti quei contratti sociali e patti (in senso filosofico), esili pilastri, su cui si puntella la nostra Società.