Home / Altre rubriche / Varie / Un anfratto d?Italia nel 2012

Un anfratto d?Italia nel 2012

Condividi quest'articolo su -->
Ecco una lettera appena pervenutaci. E’piena di malinconia, ma la vogliamo comunque condividere con voi:

Un’ora fa sono andato a trovare un amico che non vedevo da qualche settimana. Sembravano anni. La vita ci ha travolti, rigirati e spinti in direzioni diverse. 
Prima di passare da lui gli ho chiesto se voleva prendersi un caffè e subito lui per telefono mi ha precisato, con sincerità imbarazzata, che aveva il frigo vuoto. “Mica vengo per mangiare” gli ho detto io…mi bastava un caffè!
In realtà, poi, ci siamo fumati un paio di sigarette. 


Quando sono entrato in casa ho visto subito, nei suoi occhi, l?angoscia. Era tra l?altro spettinato, trasandato, con la barba sfatta. La sua morosa non c?era da giorni e in casa dominava un certo sbandamento generale. Anche il cane sembrava preoccupato.

Lavora da sei anni come operaio, il mio amico. In questi anni ha cercato di specializzarsi, si è dato da fare. L?obiettivo è per ogni lavoratore, naturalmente, acquisire una serie tale di competenze da far sì che siano i
padroni a cercarti, e non sempre tu a cercare loro. Ma il mercato si è fatto in questi anni sempre più competitivo, peggio ancora con la crisi: la concorrenza si gioca fra i molti operai per i pochi posti disponibili, e la situazione non sembra migliorare, checché ne dica la marmaglia che ci governa.

L?onda della crisi ha colpito anche la ditta in cui lavorava. Uno ad uno, quasi tutti sono stai messi in cassa integrazione, facendo tra l?altro a pezzi la solidarietà che si era creata, dato che ognuno pensa, nella crisi, a parare il proprio di culo, e non sciopera con gli altri, per gli altri.
Il mio amico aveva ottenuto, con gli anni, un contratto a tempo indeterminato e credeva di essere a posto. Ma non è così che funziona. Almeno non per tutti. Sono cose che capisci bene solo quando ti capitano.
Con la cassa integrazione resti a casa e aspetti che ti chiamino. E speri che ti telefonino. Vai dai sindacati, leggi i giornali, senti quel che dicono i politici e speri che la crisi passi e ti reintegrino al tuo c? di posto di lavoro. Ma niente. “È la crisi?” ti dice il capo allargando le braccia. Così ti ritrovi a vagare. Ti ritrovi a fare i conti con tutto il tuo vuoto.

Per 52 settimane ti spetta la cassa integrazione ordinaria, che corrisponde a circa 750 euro al mese. E non è detto che arrivi puntuale. Per cui cominci a tirare seriamente la cinghia, e intanto devi fare i conti l?abisso sociale e psicologico in cui precipiti. Poi passi alla cassa integrazione straordinaria, che dura un anno, per la stessa somma. Mentre le tue prospettive si fanno sempre più nere, e scivoli in una soglia d?età sempre meno “assumibile”.

Ora c?è una legge nuova: puoi essere assunto, a tempo determinato, anche sotto cassa integrazione. Chi ti assume ha il vantaggio di pagarti solo la percentuale rimanente. Una fabbrica può quindi avere lavoratori pagandoli un quarto. Naturalmente, non è detto che ti assumano, anzi: è facile che ti tengano solo finché conviene loro. Però il lavoratore, nella speranza vaga di ottenere il posto, deve darsi da fare al meglio, fare poche storie e accettare qualsiasi mansione.

Il mio amico mi racconta che lo hanno messo a fare un lavoro che potrebbe praticamente fare chiunque: controllare motorini elettrici. Se ne sta per otto ore seduto davanti a una montagna di motorini. Prende i fili, li infila nel tester, sente se funziona. Quelli che funzionano vanno da una parte, gli altri in riparazione. Dopo quattro ore che aguzzi le orecchie a sentire un
bzzz, cominci a non capire più niente. È come se il cervello prendesse piano piano a spegnersi.

Ci fumiamo la seconda sigaretta e riusciamo anche a ridere per una delle mie solite cazzate. “Vedo nero?” mi dice lui. “Una via d?uscita si trova sempre” gli dico “tieni duro.”
Silenzio?
“Hai sentito di quell?operaio a Napoli?” mi chiede. “S?è ammazzato. Era in cassa integrazione. Poi gli è finita e s?è trovato disoccupato secco? La moglie l?ha trovato impiccato in garage. Aveva due figli.”
Io rimango qualche secondo muto, poi dico: “Se crolla la testa è finita.”
“No” fa lui “Non gli è crollata la testa. Secondo me, ha fatto semplicemente i suoi calcoli e ha preso una decisione: s?è ammazzato per fare avere una pensione alla famiglia.”

G. Norn?s

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre …