È vero, siamo in tempi di governo tecnico, di aumenti, di rincari, di sacrifici e di recessione.
Molti cittadini non sanno più dove andare a sbattere la testa per tirare a campare, altri decidono di farla finita e di suicidarsi in preda alla disperazione ed altri invece di rimboccarsi le maniche e cercare le risposte alle tante domande sulla crisi – come dovrebbe fare un qualsiasi cittadino attivo – preferiscono continuare a lamentarsi a vuoto senza neanche sapere contro chi.
Prendiamo per esempio il prezzo della benzina, è un dato di fatto che in Italia la benzina costi molto e che ogni occasione sia buona per aumentarne il prezzo alle pompe dei distributori (fenomeno noto come “Caro Benzina”), tuttavia molti cittadini continuano a lamentarsi ? in maniera legittima, per carità ? di tale aumento, senza però chiedersi mai il perché di tale fenomeno e tanto meno dove vadano a finire i soldi che loro spendono ad ogni rifornimento di carburante.
Perché in Italia la benzina costa molto? Da che cosa deriva il costo finale di essa? Dove vanno a finire i soldi che noi consumatori spendiamo ad ogni rifornimento?
Per rispondere a queste domande bisogna innanzitutto analizzare il problema da due punti di vista, ossia:
1) dall?andamento del prezzo del petrolio sul mercato internazionale, 2) dall?aumento delle tasse sui carburanti.
Considerato che il petrolio è praticamente da un secolo la materia prima più ambita e più pagata sul mercato mondiale, bisogna anche considerare che l?Italia è un territorio quasi privo di petrolio e pertanto essa è costretta ad importarlo dall?estero per soddisfare il proprio fabbisogno energetico (in Italia il petrolio soddisfa il 40% del fabbisogno energetico nazionale).
Inoltre bisogna considerare che il prezzo del petrolio non è determinato solo dalla grande richiesta di esso su scala mondiale, ma anche dal fatto ? come dimostra il caso della scarsità nella teoria della domanda e dell?offerta ? che il cosiddetto “oro nero” sta diventando una risorsa energetica sempre più limitata , infatti gli esperti sostengono che tra il 2004 e il 2006 si è raggiunto il massimo della produzione petrolifera mondiale ed ora si stia vivendo il momento di declino determinato dalla scarsa disponibilità di petrolio sul mercato (della serie: il petrolio sul mercato è pochissimo e chi controlla il mercato sta tenendo il prezzo altissimo pur di ricavarci un?ottima uscita dalle ultime quantità di materiale vendute). L?Italia importa il 23% del proprio fabbisogno energetico dalla Libia, il 15% dalla Russia, il 13% dall?Azerbaijan, il 9,5% dall?Iraq e il 7% dall?Arabia Saudita.
Veniamo alla questione legata alle tasse, in Italia le tasse sui carburanti vanno ad incidere per un valore superiore al 50% della spesa per il carburante e infatti su 100 euro di spesa per la benzina, 52 euro vengono spesi solamente in tasse di cui 40% in accisa (imposta sulla fabbricazione e vendita del prodotto al consumo) e 12% in IVA (imposta sul valore aggiunto); quindi rispettivamente su 100 euro di spesa, 40 euro vengono spesi in accisa, 12 euro in IVA e alla fine solo il 37% della spesa (37 euro) viene speso per pagare il costo effettivo della benzina.
Tutto ciò fa dell?Italia uno di quei paesi europei dove la benzina costa di più, infatti in Austria 1 litro di benzina costa il 13% in meno che in Italia, in Spagna si risparmia il 17%, in Irlanda il 5% e in Svizzera addirittura quasi il 20%.
Non c?è che dire, è vero che in Italia il ruolo dell?automobilista è decisamente arduo, ma è anche vero dall?altra che gli italiani non sono mai stati sensibilizzati ai fini della responsabilità sul consumo di carburante e sull?utilizzo dell?automobile, questo anche perché specialmente nei grandi capoluoghi le amministrazioni locali continuano a voler mantenere (per interessi politici) i monopoli sul trasporto pubblico fornendo di fatto un servizio scadente e quindi disincentivando i cittadini all?utilizzo degli autobus.
Infine un ruolo fondamentale sull?andamento dei prezzi del carburante è riservato anche all?Authority meglio nota come “Antitrust”, la quale dovrebbe ? anche se non sempre è così ? segnalare all?Autorità Giudiziaria eventuali speculazioni (o giochi al rialzo) sui prezzi da parte delle compagnie petrolifere che costituiscono l?oligopolio del mercato dei carburanti., speculazioni come quelle che si verificano tutti gli anni in Italia durante i ponti di vacanza (Ponte di Carnevale, Ponte Pasqua e Ponte di Ferragosto) quando gran parte degli italiani si mette in viaggio sulle autostrade per trascorrere qualche giorno di vacanza.
Alla fine di tutto questo discorso si riesce a capire o comunque ad avere un?idea di quanto complesso e articolato sia il settore dei carburanti e quanto esso gravi sulle tasche dei consumatori, i quali continuano a chiedersi cos?altro ancora dovranno sopportare a causa di questa crisi e soprattutto per quanto tempo.
di Ario Corapi