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«Chiaccherata col rappresentante degli studenti»

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L?ELZEVIRO
Ci soffermiamo con Francesco Polacchi, rappresentante degli studenti nella Facoltà di Psicologia di Torino per la lista “Studenti indipendenti” a parlare delle recenti manifestazioni che hanno avuto eco mediatica abbastanza ampia soprattutto a causa di alcuni episodi violenti che le hanno caratterizzate (almeno in uno dei due tronconi).

La lista Studenti indipendenti¸ ci dice Polacchi, può vantare un discreto numero di fondatori, essendosi originata dal movimento antigelminiano de”L?Onda”, e di un?ampia rappresentanza elettorale: solo a psicologia, facoltà storicamente non assidua alle votazioni universitarie, la lista ha preso circa 170 voti. Polacchi si astiene dall?inquadrare politicamente la lista dei SI. Si può tuttavia affermare che in via tendenziale l?area politica in cui di fatto si può inquadrare SI è quella del centro-sinistra / sinistra, ma è da rilevare che vi sono anche degli appartenenti non inquadrabili in tale area: si assume che l?azione della lista universitaria sia o voglia essere indipendente, come da titolo. I SI vogliono comunque difendere il diritto allo studio ed il welfare state, cioè lo stato assistenzialista, quindi sarebbero inquadrabili in un?ottica progressista, più che liberale. Al Consiglio di Facoltà di Psicologia questa lista può vantare sette rappresentanti su nove totali, gli altri due sono di Obiettivo studenti, riconducibili a Comunione e Liberazione. Gli Studenti indipendenti, hanno vinto le elezioni universitarie in tutte le facoltà, tranne che nella facoltà di Economia, ove ha la maggioranza la lista di Obbiettivo studenti. Un importante risultato recentemente ottenuto da SI è stato, ci spiega Polacchi, l?aumento delle fasce contributive: una mediazione ha visto arrivare alle attuali oltre venti fasce nelle quali si può inquadrare il proprio reddito ai fini del pagamento delle tasse universitarie. Ricordiamo che precedentemente tali fasce erano sette (SI ne proponeva una sessantina). Per completezza, le altre liste universitarie sono il Fuan (studenti senza tanti fronzoli di destra) e Obiettivo studenti (CL). Vi è anche un?altra lista il Collettivo universitario autonomo (CUA), d?ispirazione anarchica, formato da poche decine di persone, che vuole opporsi allo strapotere delle banche e che talvolta, come sarebbe accaduto recentemente, si pone a capo dei cortei.
Si è già constatato il lugubre spettacolo dell?ultima manifestazione, di aizzatori che rivangano antichi odi nei confronti degli studenti di destra, etichettandoli come fascisti e arrogandosi diritti come il discacciare detti studenti e non permettere loro di fare volantinaggio davanti alle scuole. Si chiede a Polacchi se non sia il caso di concentrarsi su problemi attuali e di evitare certi schemi mentali ormai desueti e raffazzonati, che sembrano porsi fuori dai tempi e fuori da ogni logica di dialogo con le istituzioni. Il rappresentante ci spiega come le grandi manifestazioni, i grandi numeri, comprendano altresì necessariamente alcuni facinorosi. E alla domanda di chi scrive se non sarebbe meglio escludere almeno quegli studenti forse troppo infervorati, Polacchi antepone l?interesse per la politica: anche con la partecipazione numerosa a cortei di tal fatta si contrasterebbe il disamore ormai dilagante per la politica, e non solo per una parte politica. Inoltre, aggiunge giustamente Polacchi, sarebbe molto difficile andare a selezionare ex antequegli studenti che si palesano come violenti e facinorosi, pur facendo vagamente intendere come tra le varie liste, i pochi riconducibili a comportamenti estremisti siano sempre gli stessi. La conflittualità dialettica è molto importante, si conviene con Polacchi, e la violenza è l?ultimo rifugio degli incapaci: quello dove si accampano le frustrazioni.
Riflettendo sul sedicenne rimasto ferito dopo aver tentato di aggredire alle spalle un agente di polizia con una spranga di ferro, ci si interroga con il rappresentante se non sia meglio tenere fuori la politica dalle scuole superiori, essendo gli studenti di quell?età suscettibili di essere plagiati ed accesi di un estremismo che può sfociare in episodi violenti. Per Polacchi ci vorrebbero invece dei professori che gettassero le basi, in maniera neutrale, per condurre il ragazzo verso il vivo interesse per la politica, se non addirittura verso la partecipazione attiva. Si conviene tuttavia con lo stesso che alcune (troppe?) volte la politica è instillata e filtrata in base al credopolitico dell?insegnante, anche a causa di una generazione, quella dei nostri genitori, ancora troppo vicina alle lacerazioni del tessuto sociale che sono seguite alla seconda guerra mondiale e che si sono riaperte in Italia negli anni ?70.
Analizzando la rivolta degli studenti, andiamo umilmente a cercare risposte scandagliando la dottrina:
il sociologo funzionalista R. Mertonvede cinque diversi modi di agire nella società, e a questi cinque modi siamo tutti riconducibili, nel nostro modo di agire, a seconda delle situazioni. Vi è il conformista, cioè colui che vede, riconosce e accetta placidamente i valori della società e le regole che il popolo si è voluto dare ad es. stare vestiti in pubblico, riconducibile alla norma (anche scritta) che vieta l?offesa del pudore. Vi è l?innovatore, cioè colui che riconosce il valore della società, ma non ne rispetta le norme né condivide i comportamenti, es. i comportamenti di stampo mafioso, o, per parlare degli studenti, il copiare ad un esame: si dà valore alla valutazione finale, ma non al modo in cui la si ottiene. Vi è poi il ritualista: è l?opposto dell?innovatore e segue pedissequamente le norme: non conosce né quindi condivide i valori ispiratori delle regole. L?esempio classico è il rag. Fantozzi, ma per entrare nel mondo studentesco, è ritualista chi studia a memoria per un esame, senza l?interesse di capire i concetti che sta leggendo. Vi è ancora il rinunciatario, che incorpora il fallimento della società, non condivide le norme né i valori ispiratori. E? frustrato. Può avere delle derive violente. Esempi ne sono il barbone, che rinuncia alla sua vita normale, o, nel mondo studentesco, chi rinuncia agli studi senza un vero motivo o chi paga le tasse universitarie ingannando i genitori e essi stessi. Infine vi è la categoria sociologica del ribelle, colui che conosce le norme ed i valori della società, ma non li condivide e si schiera contro la società stessa. Quando il ribelle ottiene un numero consistente di adepti, può davvero cambiare le cose.
La società esclude i ribelli perchè cerca di autoconservarsi: c?è paura da parte delle istituzioni, che spesso etichettano negativamente i ribelli. Il problema delle manifestazioni di oggi, si conviene col rappresentante, è soprattutto che la ribellione diventa ritualismo e le manifestazioni che secondo Polacchi erano dei ribelli, quelle di altri tempi, sono oggi partedel sistema. Cosa potrebbe produrre cambiamento? Bisognerebbe trovare un modo, che non contemplasse assolutamente la violenza, categoria d?azione propria infatti dei i rinunciatari. Questa è la vera scommessa per il futuro. Bisogna fare il conto col fatto che la politica ha perso la sua rilevanza. Il rinunciatario si pone oggi al centro dell?attenzione. Oggi la manifestazione è caratterizzata da un forte ritualismo, con concreto pericolo che si cada nella ragnatela del rinunciatario.
Di Freddie, 
con Francesco Polacchi (Rappresentante degli studenti presso la lista Studenti indipendenti)
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Di Redazione Elzeviro.eu

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