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Test a numero chiuso: merito o business spregiudicato?

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A chi giova il sistema del numero chiuso negli atenei italiani? Siamo a settembre e, puntualmente come ogni anno, gli studenti si preparano ad affrontare quei famigerati test d?ingresso ai corsi di studio per i quali hanno sacrificato magari buona parte dell?estate. Quante volte ognuno di noi ha sentito parlare dei test a numero chiuso che regolano l?accesso a facoltà e corsi di laurea? Quante volte si è sentito dire che i test a numero chiuso sono solamente una bufala per tutelare i privilegi di alcune categorie professionali (medici, architetti, commercialisti, avvocati, ecc.) e che favoriscono solo gli studenti raccomandati? Quante volte si è sentito dire quanto sia necessario il numero chiuso all?università in quanto “gli Atenei non possono contenere tutti gli studenti che scelgono di iscriversi ad una determinata facoltà”?Spesso si tende a sottovalutare i diversi aspetti che riguardano il numero chiuso negli atenei insieme a tutte le vicende ad esso connesse, tuttavia ben poche persone si sono fatte lo scrupolo dal 1999 (anno di introduzione dei test a numero chiuso negli Atenei) ad oggi di informarsi su tale vicenda e di formare l?opinione pubblica in proposito. I test a numero chiuso per regolare l?accesso agli studi universitari furono introdotti con l?approvazione della legge n°264 approvata dal Parlamento italiano nel luglio 1999, quando a capo del governo c?era l?On. D?Alema, già il fatto che un provvedimento così importante venne approvato nel mese di luglio, quando gli italiani con la testa completamente altrove si stavano apprestando ad andare in vacanza dovrebbe far riflettere sulla trasparenza della legge in questione. Le ricadute sociali, come la dispersione dei giovani nell?ambito formativo universitario, Partentopoli, scandali di test truccati ad arte (come al test di medicina all?Università di Bari nel 2007) sono emerse in maniera evidente in questi anni e nonostante tutto dal 1999 fino ad oggi le voci di opposizione e protesta contro questo sistema sono state timide e deboli riportando di fatto scarsissimi risultati, ma sempre nel tentativo di far emergere l?illegittimità dei test a crocetta perché ritenuti in contrasto con il diritto allo studio (stabilito dall?art. 34 della Costituzione italiana) e con la libertà di scelta da parte degli studenti di scegliere quale percorso di studi intraprendere.Le poche volte che è stato sollevato un dubbio o una voce di contrasto sui test a numero chiuso i vari ministri dell?università succedutisi negli anni si sono sempre difesi affermando che la legge n°264 fa parte di una direttiva comunitaria dell?Unione Europea e che quindi non può essere disapplicata?. cosa del tutto falsa in quanto tra le tante direttive comunitarie nessuna di esse stabilisce l?obbligo di introduzione dei test a numero chiuso negli atenei europei, infatti le università svedesi e finlandesi, tanto invidiate in giro per l?Europa, garantiscono i migliori servizi formativi ai propri studenti senza adoperare il sistema del numero chiuso. E ancora, a chi giova il sistema del numero chiuso negli atenei italiani?Gli studenti che si preparano ogni anno a sostenere il test d?ingresso all?Università svolgono la loro preparazione sugli Alpha Test (manuali composti interamente da simulazioni di quiz simili a quelli che si trovano nei test d?ingresso), ognuno di questi manuali può essere acquistato in una normale libreria ad un prezzo a partire dai 70 euro a seconda del tipo di manuale che si intende acquistare ed esistono addirittura i manuali diversificati in base al tipo di corso di laurea e persino in base all?Ateneo (per esempio: manuali per l?Università Cattolica di Milano o per l?Università La Sapienza di Roma)?. insomma un bel business per le case editrici che pubblicano e mettono in vendita questi manuali.Inoltre, tra gli altri enti privati a cui il numero chiuso porta benefici vi sono gli enti formativi privati non legalmente riconosciuti dal ministero dell?università che però impartiscono agli studenti la preparazione al test in cambio di parcelle non da poco, tipo il “CEPU ? Grandi Scuole” gestito non a caso dalla famiglia Polidori imparentata con l?On. Catia Polidori. Sempre in merito alla vicenda, una delle tante tesi usate per legittimare l?esistenza del numero chiuso nelle Università italiane è sempre stata quella di affermare che ogni anno le iscrizioni all?Università sono in aumento e pertanto le strutture degli Atenei non sono in grado di contenere tutti gli studenti che decidono di iscriversi?. affermazione falsa pure questa, in quanto i dati Istat dimostrano chiaramente che ogni anno sempre più giovani decidono o di abbandonare gli studi o di non iscriversi proprio perché convinti che si tratti di un percorso non indispensabile per il loro futuro; per assurdo i giovani iscritti all?università erano molti di più 30 anni fa, in proporzione alla popolazione di allora chiaramente, quando negli atenei il numero chiuso non esisteva nemmeno.Quindi se tutti abbiamo capito bene: gli anni passano, sempre meno giovani si iscrivono all?università e nonostante tutto i test a numero chiuso vengono introdotti per regolamentare le iscrizioni. Si può dedurre quanto tale ragionamento sia un controsenso madornale, basta un minimo di logica e buonsenso per capire che questi test, stabiliti dalla legge n°264 del 1999, siano la completa espressione dell?oscurantismo culturale che dilaga oggi in Italia e ancor di più dimostrano come la cultura, la scuola e la formazione nel nostro paese siano in mano a certe lobbies che speculano e lucrano sulla conoscenza degli studenti negando poi a molti di essi il diritto allo studio e il diritto all?autodeterminazione personale e professionale per permette invece ad altri raccomandati di intraprendere un percorso universitario e di accedere ad una determinata professione senza magari averne il merito. Ario Corapi

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Di Redazione Elzeviro.eu

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