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Quando essere mamma è diventato un dovere e non un piacere?

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Negli ultimi tempi mi sono sentita ripetere questa frase ” Se non fai un figlio ora che hai 36 anni quando hai intenzione di farlo?”; a pronunciarla, in ordine, sono state: la mia ginecologa, mia madre e la mia estetista.

La reazione richiesta sarebbe stata, sempre in ordine: senso di panico, crisi isterica e corsa verso casa per fare i “compitini” con mio marito. Sì, li chiamano i “compitini” da fare a casa, la ginecologa, l’amica del cuore, persino la collega un pò attempata. Non fare l’amore, fare le coccoline; no, fare i “compitini”.

Le istruzioni e gli strumenti per l’uso sono molto semplici: un calendario per tenere il conto dei giorni fertili, una superficie su cui sdraiarsi (letto, divano, tavolo, pavimento…..va bene tutto!), e una cadenza regolare. Addio alla passione selvaggia, agli impulsi adolescenziali, alle scene da film “ti strappo i vestiti di dosso e ti porto via”. Scordatevi tutto questo. I compitini prevedono una cadenza regolare, orari fissi, pochi movimenti se non quelli giusti per far sì che ” il semino arrivi dritto-dritto all’uovo”. Dopo aver terminato, poi, non ci sono abbracci o sbaciucchi ma posizioni degne del più avanzato corso di yoga: stesa immobile senza respirare, gambe strette e bacino un pò rialzato. Qualche genio parla anche di improbabili posizioni a “candela” per agevolare la fecondazione.

E se dopo 28 giorni arriva il ciclo lì sì che sono concesse le scene isteriche, i pianti e stati di depressione ed inappetenza. Perché c’è la mamma che brontola che non diventerà mai nonna, la suocera che “alla tua età di figli io ne avevo già due”, la collega che ti guarda come se fossi un alieno, la parrucchiera che si chiede cosa hai di strano.

Eh no, io in questo girone dell’Inferno proprio non ci casco. E comincio a chiedermi quando essere mamma da piacere è diventato un dovere; per far contenti i parenti, i fratelli e gli amici. Perché, dopo una certa età e con la fede al dito, la prima domanda che ti rivolgono è “Hai figli?” e se rispondi di no allora ti guardano con aria di compassione, di pietà.

Chi lo ha detto che una donna per essere tale deve essere mamma? Non può essere solo moglie o impiegata o ministra o medico o astronauta? Chi dice che donare la vita è l’unica cosa che sa emozionare una donna? Chi ha inventato la banalità che la donna è tale solo quando procrea e questo la rende speciale?

Io mi sono sentita speciale quando il giorno del mio matrimonio mio marito mi ha guardata con aria sognante; io mi sono sentita speciale quando il giorno della mia laurea mio padre è stato orgoglioso di me; io mi sono sentita speciale quando ho incassato il primo stipendio.

Donne, ragazze, signore…..non crucciatevi se il bambino non arriva oppure non sentite in voi il desiderio di diventare mamme! Siete normali, siete donne, siete moglie, siete amiche, siete sorelle. La società ha bisogno anche di voi.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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