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Atlantide e l’Antico Egitto: la soluzione dell’enigma è vicina

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2a Parte

Quello che ha spinto il sottoscritto ad approcciare direttamente i testi di Platone in cui il grande filosofo parla in modo dettagliato dell’esistenza di Atlantide, oltre ad una certa dose di curiosità è stata la voglia di cercare di capire fino in fondo se dietro questi stessi scritti ci sia qualcosa di più che una semplice chimera, una leggenda, come sostengono gli storici ufficiali.

Ebbene, leggendo quelle pagine, sono rimasto letteralmente folgorato dal loro contenuto, una folgorazione non frutto di un’apodittica e poco scientifica adesione fideistica, ma bensì frutto di una meditazione sulla base degli elementi oggettivi presenti nei testi in questione. Sono giunto alla conclusione che quanto il nostro Platone scrisse duemila cinquecento anni fa potrebbe essere non solo plausibile e assolutamente concordante con il resto delle altre fonti a nostra disposizione, ma anche con molta probabilità corrispondente alla realtà.

 In pratica Platone non fa che riportare, per bocca di Crizia, quanto il legislatore Solone ebbe modo di apprendere dalla testimonianza dei sacerdoti del tempio di Sais durante il viaggio che lo stesso fece in Egitto nel 590 ca a.C.; una testimonianza che in modo chiaro, senza fraintendimenti o incrostazioni leggendarie si rifà ad un passato molto remoto antecedente agli eventi catastrofici di grandi inondazioni che si sarebbero verificate sette, otto mila anni prima di Cristo.

 Ma andiamo con calma ad analizzare il testo vero e proprio. Nel “Timeo” è scritto che Solone, in visita al tempio di Sais c,ercò di chiedere informazioni sugli eventi passati della storia di cui lui non era a conoscenza. Uno dei sacerdoti più anziani gli rispose: “Solone, Solone, voi Elleni altro non siete che fanciulli e tra di voi non vi è un sol vecchio. Di rimando Solone gli chiese che intendesse dire. Voglio dire, rispose, che voi, nella vostra mente, siete tutti giovani; tra voi non vi è alcuna antica opinione trasmessa tradizionalmente , né alcuna scienza incanutita per l’età. E ti dirò il perché. Vi sono state e ve ne saranno ancora, molte distruzioni dell’umanità dovute a diverse cause; le più importanti sono state provocate dall’azione del fuoco e dell’acqua ed altre minori dipendono da altre innumerevoli ragioni…infatti o Solone, vi fu un tempo, prima del più grande di tutti i diluvi, in cui la città che ora è Atene era la prima in guerra e, sotto tutti i riguardi, era la città meglio governata e di essa si dice che avesse compiuto le più nobili imprese ed avesse la migliore costituzione fra tutte quelle, di cui ci parla la tradizione, che sono sotto la volta del cielo.” Solone a quel punto chiese di avere maggiori informazioni dettagliate su un passato di cui assolutamente ignorava l’esistenza. Il sacerdote continuò dicendo: “Siamo felici che tu possa avere notizie di loro (i suoi antichi concittadini) , sia per amor tuo, sia per quello della tua città, sia, soprattutto, per amore della dea, comune patrona genitrice…delle nostre città. Ella fondò la vostra città mille anni prima della nostra…e poi fondò la nostra, la cui costruzione, da quanto risulta nei nostri libri, risale ad 8000 anni fa…). Ho evidenziato in neretto i passi più interessanti dove si parla di un grande diluvio e di una storia antecedente allo stesso e dove si parla della fondazione della città di Sais avvenuta addirittura 8000 anni prima dell’epoca di Solone. Importante a questo riguardo è il rimando che il sacerdote fa all’esistenza di testi antichi in possesso del tempio attestanti appunto l’esistenza di civiltà sviluppate ben al di là dei limiti storici a nostra conoscenza.

 Il sacerdote poi prosegue nel suo interessante racconto: “Queste storie infatti parlano di una grande potenza che, senza essere provocata, compì una spedizione contro tutta l’Europa e l’Asia, alla quale la vostra città pose termine. Questa potenza veniva dall’Oceano Atlantico,perché in quei giorni l’Atlantico era navigabile; e vi era un’isola posta di fronte agli stretti che voi chiamate Colonne d’Ercole; l’isola era più grande della Libia e dell’Asia messe insieme ed era un passaggio verso altre isole, dalle quali si poteva raggiungere qualsiasi parte del continente opposto che circondava l’oceano vero e proprio: infatti il mare che si trova all’interno delle Colonne d’Ercole (il Mediterraneo) non è altro che un porto con angusta entrata, mentre l’altro è un vero mare e la terra che da ogni parte lo circonda può a buon diritto essere considerata un continente senza limiti…e inoltre gli uomini di Atlantide avevano assoggettato la parte della Libia che si trova immediatamente all’interno delle Colonne d’Ercole FINO ALL’EGITTO, e parte dell’Europa fino alla Tirrenia…questa grande potenza tentò improvvisamente di soggiogare il nostro ed il vostro paese e tutta la regione all’interno degli stretti; ed allora Solone la vostra patria rifulse su tutto il genere umano per l’eccellenza del suo valore e della sua forza…essa dopo aver corso gravissimi pericoli, sconfisse gli invasori e trionfò di essi, salvò da schiavitù quanti non erano stati ancora sottomessi e generosamente liberò noi tutti che vivevamo all’interno delle colonne. MA POI VI FURONO VIOLENTI TERREMOTI E INONDAZIONI, ED IN UN GIORNO DI SCIAGURA E IN UNA NOTTE SOLTANTO TUTTI I VOSTRI GUERRIERI FURONO TRAVOLTI E COSI’ PURE L’ISOLA DI ATLANTIDE

SCOMPARVE NELLE PROFONDITA’ MARINE. PER QUESTA RAGIONE IL MARE IN QUEI LUOGHI E’ INSUPERABILE DATO CHE VI SI TROVA UN BANCO DI FANGO E TUTTO QUESTO E’ STATO PROVOCATO DALLO SPROFONDAMENTO DELL’ISOLA.”

 C’è da rimanere attoniti…questo racconto, con una semplicità ed un’assertività quasi giornalistica ci narra delle vicende storiche che sarebbero avvenute prima del grande diluvio e che videro coinvolte le nazioni di allora in un immane scontro contro una grande potenza situata nell’Oceano Atlantico. Interessanti sono i rimandi che il sacerdote fa ad un “continente opposto che circondava l’oceano vero e proprio” che si poteva raggiungere transitando non solo attraverso la grande isola di Atlantide ma anche usando come punti di transito altre isole, poste evidentemente tra Atlantide stessa e questo misterioso continente posto dall’altra parte. Ci viene più di un dubbio che questa immensa terra altro non era che il continente americano…difficile pensare ad altre soluzioni alternative, il testo parla in modo molto chiaro ed evidente.

 Altro particolare da me sottolineato è quello relativo alla conquista da parte delle forze atlantidee, penetrate all’interno del mare Mediterraneo, anche dei territori dell’Egitto. In modo direi palese questa testimonianza resa più di duemila cinquecento anni fa getta proprio quel fascio di luce potente sul buco nero di cui si accennava prima, su quella possibilità che la stessa civiltà egizia possa essere connessa in qualche modo ad una civiltà più potente e più evoluta che ad un certo punto della sua storia si innestò su un terreno magari già fertile, immettendo, in un modo più o meno pacifico, nuova linfa vitale e culturale all’Egitto di allora.

 Chiare e inequivocabili sono le dichiarazioni relative all’ubicazione di Atlantide all’interno del vasto oceano, sia perché si parla di un’isola posta di fronte alle colonne d’Ercole, sia perché, nel descrivere la vastità dell’Oceano stesso, il mare Mediterraneo sembra in confronto grande quanto le acque interne di un porto. L’asserzione conferma in modo incontrovertibile che quando qui si parla di Oceano Atlantico, non si fa certo riferimento ad altre ubicazioni alternative e più rassicuranti come qualche storico ha fatto riferendosi all’isola di Creta ( J.V.Luce in La fine di Atlantide). Infine ho sottolineato le righe che si riferiscono all’evento catastrofico di portata planetaria che non solo pose in un certo senso fine alle guerre e alle rivalità tra diverse nazioni ma che cancellò in un colpo solo Atlantide e gran parte delle civiltà che sorgevano nel continente europeo, facendo ripiombare l’umanità nel caos e nelle tenebre del periodo che gli storici hanno chiamato Neolitico.

 Platone poi prosegue nella seconda sua opera il “Crizia” continuando a riportare il racconto del suddetto sacerdote egizio a Solone. “Comincerò osservando innanzitutto come novemila anni sia la somma degli anni passati da quando si dice sia scoppiata la guerra tra coloro che abitavano oltre le colonne d’Ercole e tutti quelli che abitavano all’interno di esse…” Il sacerdote, le cui parole sono riportate da Crizia, poi dopo una descrizione di Atene e dell’Attica nei tempi prediluviani, incomincia a parlare dettagliatamente della stessa Atlantide, fondata dal dio del mare Poseidone che, dopo essersi accoppiato con una fanciulla di nome Cleito, “circondò la collina sulla quale ella viveva, creando zone alternate di mare e di terra, le une concentriche alle altre; ve ne erano due di terra e tre d’acqua, circolari come se lavorate a tornio, avendo ciascuna la circonferenza equidistante in ogni punto dal centro, di modo che nessuno potesse giungere all’isola, dato che ancora non esistevano navi e navigazione”.(vedi nota a piè di pagina)

 Anche qui è interessante l’affermazione della data alquanto remota in cui sarebbe avvenuta la grande guerra tra gli abitanti di Atlantide e quelli all’interno delle Colonne d’Ercole: novemila anni ai quali devono aggiungersi i 590 dell’epoca di Solone permettendoci così di arrivare a quasi diecimila anni prima di Cristo. La qual cosa ci fa concludere che le civiltà di cui il sacerdote ci parla dovevano essersi sviluppate nei millenni ancora precedenti, facendoci ulteriormente retrodatare l’inizio della civiltà umana, fino ad arrivare a parecchie migliaia di anni prima di Cristo. La qual cosa non può lasciarci indifferenti: qui, insieme alle fonti di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo, c’è materiale sufficiente per rivedere in modo radicale e rivoluzionario l’intera storia del genere

umano, mettendo in forse quanto troppo trionfalmente la scienza ufficiale ha creduto di sapere e di asserire senza porsi il minimo dubbio interpretativo. Nelle prossime pagine cercherò di spiegare perché il racconto di Platone è secondo me credibile e plausibile, diventando a tutti gli effetti una fonte storica, a questo punto, clamorosa e sconvolgente al tempo stesso.

di Roberto Crudelini

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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