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Talvolta basterebbe gettare l’occhio qualche chilometro a nord del confine nazionale per rendersi conto come l’aria sia differente. E’ sufficiente spostarsi verso i nostri “cugini secondi” d’oltralpe, in un Canton Ticino che tutela a spada tratta i propri cittadini senza paure e inutili timori reverenziali verso esterni.
La Camera di Commercio del Canton Ticino ha da poco lanciato in onda uno spot dal chiaro messaggio protezionistico: un uomo intento ad innaffiare il proprio giardino (talmente maltenuto da risultare composto da sola terra) sbaglia mira e innaffia il rigoglioso prato del vicino. Un’efficaced metafora per invitare il paese a tutelare le imprese locali contro l'”invasione” italiana, pronta a offrire lavoro e servizi a prezzi molto più bassi, scombussolando così l’economia svizzera. I giornali nostrani si scandalizzano per la pubblicità svizzera, considerata razzista e xenofoba, quando in realtà i biancocrociati hanno semplicemente il coraggio e l’onestà di difendere i propri interessi nazionali.
In Italia non esiste da un pezzo la cultura della difesa del territorio, dell’economia e in generale di tutti i beni italiani per l’anagrafe. La nostra politica sta assistendo senza batter ciglio alla svendita e alla privatizzazione selvaggia dei colossi quali Eni ed Enel, le nostre spiagge (tra cui alcune punte di diamante della paesaggistica balneare) sono ormai nelle fameliche mani di fondi americani e istituti di credito tedeschi, anche le nostre squadre di calcio stanno subendo la stessa fine (la Roma in mani americane, l’Inter in quelle indonesiane).
Noi dunque ci auguriamo che la classe politica possa un giorno interpretare il ruolo legittimo di difensore dell’interesse pubblico e nazionale, senza che i giornali di pensiero neoliberal possanno tacciare di razzismo un doveroso protezionismo in tempo di crisi.
