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Ennesimo attentato in Iraq: l’incubo di un paese distrutto dall’occidente

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In Iraq si sta consumando una delle guerre civili più sanguinose dell’ultimo secolo, ma questo non importa a molti, perché ormai il “tiranno sanguinario” è stato detronizzato e la demcorazia ha vinto. 
Eppure lo scenario sembra essere leggeramente diverso dalle idilliache visioni occidentaliste di una Baghdad in stile Las Vegas con accecanti luci al neon e fiumi di dollari pronti a dare a tutti la famosa “opportunità“. Anche nella giornata di oggi si sono infatti consumati ben 12 attentati nei pressi della capitale, con 5 vittime, senza che la polizia sappia minimamente da che parte iniziare per ricercare i colpevoli. Solo dall’inizio del 2014 (un mese scarso) ci sono state oltre mille vittime in Iraq, di cui più di 700 solo tra i civili (inermi di fronte alla violenza sia dei kamikaze ma anche delle bombe occidentali), segnale di una popolazione distrutta da oltre dieci anni di guerra civile tra sunniti e sciiti e tra iracheni e forze di occupazione occidentale (che, a dispetto delle proclamazioni di Obama, continuano e continueranno a rimanere).
L’occidente, con gli Stati Uniti come punta di diamante, ne ha combinate di cotte e di crude in Iraq, a partire dagli anni ’80 quando Saddam Hussein venne armato fino ai denti in ottica anti iraniana. Il risultato pochi lo conoscono, ma rimane un’indelebile colpa sulla testa dei governi americani: le armi vennero usate eccome, sia contro gli iraniani, vittime di una lotta impari, ma soprattutto contro i curdi, protagonisti di quello che inspiegabilmente a molti viene difficile definire come genocidio. Di fronte a questa palese violazione dei diritti umani nessuno intervenne, i curdi evidentemente non hanno lo stesso rango degli israeliani e quindi non “meritano” un aiuto da parte delle potenze occidentali. Così arriviamo alla storia più recente, all’intervento americano del 2003 effettuato per scovare le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Peccato che le stesse non ci fossero più, proprio perché già adoperate meticolosamente sulla popolazione curda…una memoria un po’ corta quella degli americani.
Poco importa poi se mezza amministrazione Bush fosse implicata nella costruzione o manutenzione degli oleodotti iracheni, come il segretario della difesa Dick Cheney, amministartore delegato della Halliburton, una cui affiliata si era accaparrata contratti per un totale di 7 miliardi di dollari al fine di ristrutturare gli oleodotti rovinati dalla guerra. Ma in fondo non c’è stato tempo per queste cose, bisognava festeggiare tutti insieme la vittoria della democrazia e l’esecuzione di un tiranno sanguinario e ora gli iracheni potevano finalmente votare! Una tessera elettorale che ha provocato più di dieci anni di guerra civile, ancora in corso…un po’ alto come prezzo! Ma d’altronde anche noi abbiamo pagato cara la “liberazione”…

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Di Redazione Elzeviro.eu

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