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10 anni fa Nassiriya

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La più grande disgrazia per le forze armate italiane dalla fine della seconda guerra mondiale deriva dalla nostra sudditanza nei confronti degli Stati Uniti d’America.  

12 novembre 2003. Quattro kamikaze hanno sfondato le barriere di protezione alla guida di una camionetta, carichi di 150-300 chili di esplosivo usato nell’azione. La deflagrazione ha sventrato gran parte della palazzina di tre piani che ospitava i carabinieri della Multinational specialized unit, collocata sulle rive del fiume Eufrate e danneggiato una seconda palazzina dove aveva sede il comando. L’esplosione ha lasciato un enorme cratere nella zona. Nel cortile molti mezzi militari hanno preso fuoco. In fiamme anche il deposito delle munizioni.

Sotto le macerie sono rimasti 12 carabinieri della Msu (Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno, Daniele Ghione, Filippo Merlino, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Maiorana, Andrea Filippa); 5 uomini dell’ esercito (Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci); due civili, il regista Stefano Rolla, che stava facendo un sopralluogo per un film sulle missioni di pace e l’ operatore della cooperazione internazionale Marco Beci.

Altri cooperatori sono morti in quest’eccidio, per un totale di 50 vittime.

Una strage di un commando retrogrado e accecato dall’odio nei confronti dell’occidente, che ha voluto inopinatamente esportare la democrazia in un luogo ove si pensava a torto potesse avere sede Al Queda, un luogo dove si pensava che il Raiss disponesse di armi di distruzione di massa pericolosissime che, però, non sono mai state rinvenute, nonostante le alacri ricerche.

Gli Stati Uniti d’America hanno trascinato in questo conflitto, durato 10 anni, molte nazioni occidentali tra cui l’Italia, con una missione di peace keeping inserita in un conflitto sbandato, in una parte del mondo che fu culla della civiltà, dove oggi regna l’estremismo incontrastato della religione della spada. Incontrastato nonostante gli sterili sforzi degli statunitensi di modernizzare ed occidentalizzare un paese che ora dispone di strutture militari, comunque inadeguate a far fronte agli estremismi: insomma, un lavoro contestabile all’inizio, deprecabile per quanto riguarda i risultati.

La depredazione delle risorse irachene non permette certo al paese della Mezzaluna fertile di riprendersi. Trattasi di un ammasso di macerie senza futuro, dopo che l’abbandono da parte degli occidentali del territorio ha chiuso un capitolo vergognoso della storia recente. L’Iraq è stato salutato dalle democrazie occidentali una volta esauritesi le scuse alla base dell’occupazione. Intanto nel nostro paese bande (sbandate) di anarcoidi cantano e gioiscono per la morte di quelle fiamme d’argento nei secoli fedeli, che rispettano ciecamente lo Stato, le sue leggi ed eseguono gli ordini militari senza contestazioni, in fede ad un giuramento prestato all’Italia. Non potremo dimenticare mai quel coro “10, 100, 1000 Nassiryia“…

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Di Redazione Elzeviro.eu

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