Nella notte l’aggressione militare statunitense.
Sono stati lanciati 59 missili Tomahawk, da due cacciatorpediniere Usa nel Mediterraneo orientale, ed hanno colpito alle 3.45 del mattino a Damasco la base aerea di Shayrat, nel centro del Paese: la stessa da cui, secondo fonti di intelligence non meglio identificate, sarebbero partiti i jet che martedì hanno scaricato agenti chimici sul governatorato di Idlib nei pressi dell’omonima città, fatali per oltre 70 persone tra cui almeno 30 bambini.
Eccoli i poliziotti del mondo: non si smentiscono mai, chiunque ci sia al timone… Si sono visti gli occhi del guerrafondaio McCain brillare, e finalmente la spina del fianco nel GOP si è finalmente riconciliata con il nuovo presidente.
A differenza dei poliziotti che rischiano per pochi spiccioli, però, gli Usa hanno sempre delle mire economiche nelle loro fraudolente aggressioni militari a stati sovrani. La Siria, ricordiamo, è alleata di membri permanenti del consiglio di sicurezza Onu, come Russia e ha strette relazioni e intese con la Cina, che sta cercando goffamente di mediare nella grande instabilità diplomatica che sta seguendo gli attacchi.
Risolvono tutto con bombe e droni, e poi si lamentano dei migranti.
Sul motivo pretestuoso dell’attacco chimico non è che ci sia molto da dire: Assad che insieme ai suoi alleati russi aveva già quasi vinto la guerra, decide di fare una sciocchezzuola e denunciarsi al mondo lanciando un attacco chimico su una città strategicamente inutile. Gli USA, tanto per cambiare senza avere un mandato dall’ONU, devono proprio attaccare l’esercito regolare di Damasco per ridare alla Siria la democrazia.