“La decisione di questi giorni del monarca Hassanal Bolkiah, uno degli uomini più ricchi del mondo, di introdurre la Sharia nel Brunei, piccolo sultanato nel Borneo, mi lascia esterrefatta. Anziché scegliere un modello islamico moderato, come quello su cui si fonda il Marocco, dove e’ in atto un percorso di emancipazione più culturalmente autentico, Bolkiah guida il Paese verso un diritto penale severo e intollerante.
L’introduzione, infatti, del codice morale islamico, nella sua interpretazione più stretta, che prevede tra l’altro l’obbligo di indossare il burqa e la lapidazione per adulterio, colpisce principalmente le donne. Dopo la primavera araba, i Paesi limitrofi, come l’Indonesia, il cui integralismo e’ cresciuto molto più velocemente negli ultimi 10 anni, hanno influenzato profondamente il pensiero dell’intera popolazione, composta da meno di 400mila anime.
E’ facile comprendere il timore di Bolkiah che, per evitare di perdere il trono, applica un regime del terrore, esercitando un maggiore controllo in uno Stato che fin dal 1968, non avendo mai sperimentato la democrazia di un Parlamento, viene governato secondo il sistema dell’assolutismo monarchico. Per scongiurare il pericolo di una rivoluzione sarebbe stato meglio, piuttosto, espellere dal paese i salafiti e spendersi per coltivare una cultura della libertà, aiutando quella parte di Africa che muore di fame o le donne che scappano dall’Eritrea, in fuga da quelle stessi leggi che oggi il Sultano ha deciso di promulgare.”
Lo afferma la ex parlamentare Souad Sbai, molto attiva nella difesa dei diritti delle donne, presidente dell’Associazione della Comunità marocchina delle donne in Italia.