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Sette e più morti in una ditta cinese a Prato

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PRATO, (Pechino, provincia distaccata).

La provincia di Prato, snaturata in tradizioni, cultura, imprenditoria, ha ormai acquisito anche la raffazzonata abitudine di ritmi di lavoro mostruosi. E oggi in una fabbrica-dormitorio un incendio ha spezzato sette vite, con altri resti umani rinvenuti, quindi il numero dei deceduti è destinato a salire.

Uno degli operai rimasti uccisi aveva tentato di mettersi in salvo rompendo il vetro di una finestra del capannone, ma ha purtroppo trovato delle sbarre di ferro a bloccare la via di fuga. Il suo corpo è stato trovato con un braccio fuori dalla finestra, imprigionato dalle inferriate.

L’economia illegale cinese di Prato oggi vale almeno un miliardo di euro l’anno. La stima si ricava dal giro d’affari raggiunto dal distretto cinese dell’abbigliamento low cost: due miliardi di euro all’anno (per il 50%, appunto, sommersi), frutto di un milione di capi di vestiario cuciti ogni giorno con l’etichetta made in Italy da un ‘esercito’ di almeno 30-35mila lavoratori provenienti dal paese del Dragone: di questi solo 12mila hanno un contratto di lavoro, che nel 90% dei casi è a tempo indeterminato (perché quasi sempre accompagnato da una lettera di dimissioni in bianco) e part time (così da pagare meno contributi). Il 70% della produzione cinese è diretto all’estero, il 30% finisce nei mercatini rionali e nei negozi italiani.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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