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La grimpeuse. Confessioni di una rampante

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La grimpeuse. Confessioni di una rampante

Mazzella Luigi

? 16,00

2013, 248 p., brossura

Genesi (collana Le scommesse)

Molti romanzi contemporanei ci hanno abituato all?azione più sfrenata, in grado di tenerci incollati alle pagine e di emozionarci come un film. Sono pochi i testi che hanno il coraggio di sfidare questo gusto contemporaneo del mondo dei libri con una non-azione, o per meglio dire un racconto che è un susseguirsi di riflessioni, delle confessioni appunto.

La grimpeuse. Confessioni di una rampante di Luigi Mazzella, edito da Genesi, è un tipo di romanzo a cui il lettore non è più abituato.

A causa di un incidente la cinquantenne Jessica Bellanota decide di confessare ad un?amica ghost writer la propria vita per farne poi un libro. Col passare della pagine Jessica si scopre nel mezzo di un un vero e proprio esame di coscienza, volto a comprendere il perché di una vita «isolata molecolare» e il perché del non voler cambiare il proprio destino, pur sapendo come fare.

Ma già dalle prime pagine si capisce che Jessica Bellanota non parla solo di se stessa: essa racconta di un periodo storico, gli ultimi cinquant?anni di vita italiana, con l?abbondanza data dal boom economico che ha permesso alla sua famiglia di venire dalla provincia a Roma e di raggiungere una condizione medio-alta borghese; passando per la crisi politica dei primi anni novanta e quella attuale di valori in mezzo alla quale stiamo naufragando.

Jessica cresce in un periodo in cui una certa borghesia composta dai cosiddetti “uomini medi” vedeva nel guadagno e nella posizione sociale l?unico mezzo per ottenere soddisfazione dalla vita. La cultura è un qualcosa di cui si può benissimo fare a meno:

«molti amici del nostro gruppo […] sostenevano addirittura di avversare ogni idea di Cultra […] intesa come patrimonio concreto e collettivo di una Civilità […] perché, a loro giudizio, le culture sarebbero state  (e sarebbero) tante, quante le esperienze, anche soltanto individuali, maturate dagli esseri umani sul pianeta».

Basta avere le giuste conoscenze. Al massimo la Cultura può esser ridotta ad un hobby come la collezione di francobolli del padre o, sempre di questo, una conoscenza nozionistica dei fatti della Capitale.

Alterego di Jessica è la cognata francese Florence (e forse non è un caso che questa figura, per la sua importanza, non sia italiana). E? un personaggio particolare e complesso: simboleggia un certo tipo di donna moderna, indipendente e libera nel campo dell?eros. E? lei che litigando con Jessica ne scoperchia il vaso di pandora di problemi ed autoinganni che hanno costituito la sua vita dalla facciata medio-borghese: «recitare con artefatta convinzione la parte della donna felice e realizzata» e le hanno permesso di cadere sempre in piedi «come un gatto». Jessica e Florence sembrano essere due poli opposti: la prima mette sotto i piedi la Cultura, sicura che il Salotto sia il modo migliore per salire la scala sociale e avere soddisfazione nella vita; la seconda pone estrema fiducia nella Cultura e nell?ampliamento dei propri orizzonti grazie ad essa.

Eppure Florence non può esser definita un personaggio del tutto “senza macchia”. Benché il più delle volte lodi l?indipendenza si ritrova sposata ad un uomo mediocre come il fratello di Jessica, Cesare, né bello, né intelligente. Il che assume più rilevanza alla luce del precedente rapporto di Florence con un intellettuale francese. Perciò pare che l?autore abbia inserito il “germe della realtà dei fatti” anche all?interno del personaggio di Florence, portandola ad essere la proverbiale figura che “predica bene e razzola male”.

La grimpeuse. Confessioni di una rampante è un romanzo non adatto a coloro che ricercano emozioni forti o intrecci da thriller. E? un romanzo per coloro i quali siano alla ricerca di un libro che cerchi di analizzare una “fetta di tempo”, trarre delle conclusioni, mostrare il positivo e il negativo di certi comportamenti, tracciare i contorni di un certo pensiero comune dell?uomo medio e lo stesso uomo medio. E? un romanzo che, come tutti i veri romanzi, è un qualcosa di più di un trama, è un?esperienza, da cui, come tutte le esperienze, si può (e si deve) trarre qualche insegnamento.

Luca V. Calcagno

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Di Redazione Elzeviro.eu

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