Sembra incredibile ma sul satellite di Giove, Europa, ci sarebbero evidenti tracce di una civiltà forse più evoluta di noi. A sostenere questa clamorosa ipotesi non è uno dei tanti buontemponi che si divertono a creare a bella posta ben congegnati fake per intortare le menti semplici dei tanti creduloni in cerca di emozioni forti ma il cosmo-fisico russo dell’Università di Mosca Boris Rodionov. Sono dodici anni che questo scienziato moscovita sta sostenendo a spada tratta le sue teorie rivoluzionarie e quasi fantascientifiche in barba ai suoi colleghi tradizionalisti che se non gli danno del pazzo poco ci manca.
Sappiamo che già nel 1998 il professor. Rodionov, dopo aver valutato le foto scattate al satellite di Giove dalla sonda Galileo, proferì la fatidica e inquietante frase “Su Europa esiste forse una civiltà tecnologicamente avanzata”. Ma da quali elementi lo scienziato russo ha tratto la sua teoria stupefacente e per alcuni versi “improbabile”? Dalle foto che la sonda continua regolarmente a scattare e ad inviarci ancora adesso della superficie del satellite Europa e dei suoi tre fratelli (Io, Ganimede e Callisto), si vede la presenza di un complesso e inspiegabile sistema di canali assimilabili a condotti o gallerie. Una sorta di sistema venoso lungo centinaia di chilometri e con un diametro che può anche arrivare fino a duecento metri. Un’ opera colossale che, secondo lo studioso in questione, è quasi impossibile che possa essersi formata in seguito ad un processo naturale di erosione.
Rodionov sostiene di aver a suo tempo sottoposto le immagini in suo possesso all’attenzione di ingegneri specializzati nella costruzione di gasdotti e oleodotti, i quali, senza essere a conoscenza della provenienza, avevano pensato fossero addirittura foto di gasdotti siberiani scattate da un satellite. Si vede infatti, al di là di ogni ragionevole dubbio, un fitto sistema di canali, vie di comunicazione o gallerie che si trovano sotto lo spesso strato di ghiaccio che ricopre questa luna di Giove. Un intrico di canali paralleli e intersecantisi in base ad un preciso piano geometrico che, invece di andarsi a tagliare l’uno con l’altro come succederebbe se fossero frutto di un fenomeno naturale, finiscono invece per accavallarsi scavalcandosi come le piste delle macchinine da corsa.
E’ evidente, come sostiene a gran voce il fisico russo, che è altamente improbabile che tutto questo possa essere frutto delle fratture causate dalle forze di marea esercitate da Giove come sostengono i geologi e i fisici tradizionalisti. Un altro aspetto interessante è il fatto che, a differenza degli altri tre satelliti che sono bombardati regolarmente da milioni di meteoriti attirati dall’enorme mole di Giove, inspiegabilmente su Europa, almeno per la parte coperta dalle immagini della sonda Galileo, si notano solo una dozzina di crateri di cui solo tre di grandi dimensioni. Per il resto si vede una superficie liscia e tirata a lucido come un campo di hockey su ghiaccio.
E’ come se, sostiene Rodionov, qualcuno facesse opera di manutenzione riparando in continuazione i danni provocati dal perenne bombardamento meteorico. Ovviamente le immagini stupende che continua a mandarci Galileo non ci permettono di capire in pieno la natura di queste fantomatiche costruzioni: potrebbero essere condotti, enormi tubazioni per il trasporto dell’acqua calda che si troverebbe in grandi quantità nelle profondità del piccolo pianeta, gallerie, oleodotti o gasdotti esattamente assimilabili a quelli che usiamo qui sulla Terra, oppure particolari costruzioni o impianti industriali.
Il fisico russo sostiene che, una volta esclusa la formazione naturale altamente improbabile, l’unica alternativa immaginabile a questa ipotesi, diciamo tecnogenetica, resta solo quella ancora più fantascientifica e surreale di carattere biogenetico che vede in questi canali una sorta di sistema venoso o arterioso di un qualche gigantesco e mostruoso organismo vivente, la qual cosa ci porterebbe però su ipotesi da film horror o quasi.
Ma cosa fare allora di fronte ad una tale suggestiva ipotesi? Andare direttamente con un equipaggio su Europa a verificare di persona allo stato attuale è altamente infattibile e improponibile anche perché, ora come ora, siamo a mala pena in possesso della tecnologia teoricamente necessaria per organizzare un viaggio su Marte. Allora, come sostiene e auspica Rodionov, bisognerà continuare a raccogliere materiale fotografico magari usando metodi di ricerca più avanzati che ci permettano di confrontare l’evoluzione nel tempo dell’aspetto morfologico delle varie zone riprese e poi tentare un approccio laser con l’utilizzo di qualche forma di linguaggio universale che eventuali abitanti…europei potrebbero essere in grado di decifrare rimandandoci l’eventuale loro gentile risposta via etere. Altro per il momento non ci rimane se non una grande curiosità insoddisfatta oltre alla speranza mai doma di chiarire una volta per tutte se siamo un caso unico nell’Universo o se invece ci sono altri “fortunati” fratelli o…cugini cosmici.