Home / Affari di Palazzo / Esteri / Abe a Pearl Harbor, ma senza chiedere scusa

Abe a Pearl Harbor, ma senza chiedere scusa

Condividi quest'articolo su -->

Il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe ha fatto visita a Pearl Harbor insieme all’ancora presidente americano Barack Obama.

Una visita “storica” perché non ha precedenti. Abe è il Primo Ministro giapponese a portare omaggio alle vittime americane dell’attacco giapponese del 7 dicembre 1941. “Offro le mie sincere condoglianze alle anime di chi ha perso la vita così come agli spiriti di tutti gli uomini e le donne coraggiose la cui vita è stata presa dalla guerra che qua è cominciata, non dobbiamo ripetere di nuovo gli orrori della guerra“, queste le dichiarazioni di Abe.

Il Primo Ministro esprime cordoglio senza scadere in giudizi storici postumi. Una corona di fiori recante due scritte è stata poi posta nel sacrario “Nel ricordo, Shinzo Abe, Primo Ministro del Giappone” su un lato, “Nel ricordo, Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti” sull’altro. Il gesto di Abe avviene poco dopo la visita di Obama ad Hiroshima, anch’egli primo Presidente americano a farlo. Molti si aspettavano però le scuse da parte di Shinzo Abe per l’attacco di Pearl Harbor, il Primo Ministro giapponese ha invece deluso i più.

La visita a Pearl Harbor è stata fatta per rendere omaggio alle vittime della guerra, non per chiedere scusa“, ha detto il Segretario del Consiglio dei Ministri giapponese Yoshihide Suga. Nel partito di Abe c’è infatti la convinzione che quell’attacco, considerato “infame” dal mondo occidentale, fosse in realtà conseguenza del terribile blocco commerciale imposto dagli Stati Uniti all’Impero del Sol Levante. Una tesi documentata e sostenuta dal giornalista americano Robert Stinnet all’interno del suo libro “The truth about Fdr and Pearl Harbor”. Queste recenti ricerche dimostrerebbero anzi che furono gli Stati Uniti a provocare volutamente il Giappone per far scatenare la guerra nel Pacifico.

Niente scuse quindi, solo un rispettoso omaggio per chi ha dato la vita per difendere il proprio Paese. Più incomprensibile erano state invece le mancate scuse di Obama per le bombe atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki. Se infatti Pearl Harbor rappresenta un duro scontro tra militari, le bombe atomiche furono un attacco indiscriminato contro la popolazione civile giapponese, provocandone la distruzione e la conseguente resa del Giappone. Tutto questo per “salvare vite americane”. Eppure la storiografia ufficiale tende a rappresentare la furia atomica americana come conseguenza “necessaria” della violenza bellicista giapponese che attaccò indiscrimanatamente Pearl Harbor.

Il signorile gesto di Abe rappresenta ancora quella distanza culturale incolmabile tra chi possiede tuttora la mentalità samurai, sempre rispettoso del nemico, e chi invece ha il retaggio del cowboy legittimato a farla da padrone “oltre frontiera”.  

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Riflessioni sul neoimperialismo americano nel mondo

Mentre il mondo si interroga sulle azioni della Russia in Ucraina, noi andiamo controcorrente e …