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SIRIA: non solo i profughi sono il problema

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Focus sull’attuale situazione siriana, di Vincenzo Mannello

Con l’immagine sconvolgente del piccolo Aylan tutti abbiamo avuto sbattuto in faccia il dramma dei profughi siriani in fuga dalle loro città e del loro peregrinare per mari e monti, destinazione (vieppiù) Germania. 

Le posizioni su questo dramma (unito a quelli di altre nazioni da dove si scappa pure per fame) sono piú o meno risapute da quanti leggono. Uniscono o dividono l’opinione pubblica sull’onda delle emozioni e delle varie opinioni politiche di ciascuno di noi….e su questo, sorvoliamo.

E’ preminente porre l’attenzione su quanto accade in Siria e sui riflessi futuri di ciò che potrebbe accadere, argomento che (generalmente) i media principali evitano di analizzare e sottoporre al loro (numericamente) grande pubblico.
Per non ingenerare timori piú che sacrosanti, visto il pericolo che realmente esiste di un cataclisma militare, politico e sociale di enormi proporzioni.

Oggi, in Siria, la situazione è questa: circa un quinto del territorio è effettivamente sotto controllo dell’esercito governativo di Bashar al Assad, ma è la parte più popolosa della nazione, la piú produttiva (almeno lo era) e quella con le migliori infrastrutture industriali e sociali.

La capitale Damasco, patrimonio storico dell’umanità, è fortemente a rischio di cadere nelle mani dell’azione congiunta Isis/al-Nusra/ ribelli (che ne controllano alcuni sobborghi) qualora le linee di difesa governative cedessero.
Sarebbe una ecatombe di militari e civili, basti guardare cosa accade ad Aleppo (ex seconda città piú importante), dove i due fronti di scannano da anni, per averne una minima idea.

Un’altra parte della Siria (ancora minore, ma pure densamente popolata) è controllata dal fronte eterogeneo AlNusra-ribelli, all’epoca armato e finanziato dagli Usa e dai paesi europei con la scusa delle “primavere arabe”. Senza il determinante sostegno degli occidentali, dell’Arabia Saudita e degli Emirati arabi uniti sarebbe stato spazzato via già nel 2011 e non ci si ritroverebbe in questa situazione.

Sempre una consistente parte del territorio siriano (ai confini con Turchia ed Iraq) è sotto controllo dei Curdi, spesso alleati degli Assad, la cui fama di combattenti non abbisogna di delucidazioni. Oggi combattono per la sopravvivenza contro l’Isis (e la Turchia).

Lo Stato Islamico, sorto e dilagato in soli tre anni, controlla gran parte della Siria, risorse energetiche comprese, però con territorio desertico e scarsamente popolato.

A parole, e con qualche bomba sganciata dagli aerei della #coalizionecrociata (con aggiunta di alleati musulmani), lo combatte tutto il mondo, nella realtà si amplia, si pompa (di petrolio e gas) e si prepara all’assalto finale.

Solo a leggere le righe soprastanti, già gira la testa: insomma, si capisce poco o nulla. Anche chi scrive fa fatica nel cercare di spiegare sintetizzando. 
Uno sforzo ancora,per favore. Ci si mette pure la religione a complicare tutto: sunniti (tutti gli schieramenti anti Assad) contro sciiti, alauiti, cristiani e pure drusi e curdi (di fatto pro Assad).
Chi perde rischia fisicamente di perdere tutto, compresa la testa. 

Li lasciamo al loro destino? Se la vedano tra di loro?
Non è più possibile, non dovevamo interferire prima, nel 2011, per “esportare la democrazia”! Non era bastato l’Iraq, neppure la recente Libia; dopo i guai creati laggiù dovevamo cacciare il “dittatore” Assad (peraltro eletto dal suo popolo), mentre oggi ci ritroviamo con 5 milioni di profughi siriani che vogliono venire in Europa, con destinazione Germania e Svezia. 
La questione è finita qui? Quando mai, il peggio deve ancora venire… e verrà se dovesse cadere Bashar al Assad.

Damasco e tutta la fascia costiera, abitate da alauiti, sciiti, cristiani e drusi diverrebbe un lago di sangue. Presto l’Isis prevarrebbe sui mercenari AlNusra-ribelli e ci ritroveremmo con il Califfo Al Baghdadi più potente del mitico Saladino.
Pensate alla Siria all’Iraq, alla Libia, al Sudan, alla  Nigeria e magari al rischio Egitto e vedrete che prospettiva.

Nel contempo cosa accade? 
Israele, bontà sua, bombarda a Zabadani le truppe di Assad per appoggiare gli “amici” di AlNusra. Francia ed Inghilterra, come contro Gheddafi, vogliono cacciare il “malvagio” Assad. BombObama…pure, però giura di combattere (?) l’Isis.
L’Iran, compreso di essere il prossimo bersaglio dello Stato Islamico (e degli occidentali) ha già truppe iraniane ed alleati (Hezbollah) sul terreno.
Putin, che fesso non è, ha compreso che il Califfo spingerebbe il proprio interesse pure in Cecenia e dentro la Federazione russa e sta inviando armi e (forse) truppe di terra a Tartus (base navale russa in Siria).
Come finirà non è dato saperlo, ma siamo pessimisti.

@V_Mannello 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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