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A Mosul è caccia al Cristiano

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Il Califfo Al Baghdadi ha scatenato nel nord dell’Iraq una feroce caccia all’uomo nei confronti della comunità cristiana e di quella sciita. E’ in atto un esodo di massa forzato verso il confine con il Kurdistan, mentre la comunità internazionale rimane a guardare.

 

La situazione nella città di Mosul, la seconda più importante dopo Bagdad per numero di abitanti, si sta facendo di ora in ora sempre più drammatica. I miliziani al soldo del Califfo del terrore Al Baghdadi stanno operando una vera e propria pulizia etnico religiosa nei confronti delle minoranze cristiane e sciite. Dopo duemila anni la presenza dei siro cattolici è stata improvvisamente azzerata, annientata. Dei sessantamila Cristiani che abitavano la città di Mosul ora non vi è praticamente più traccia. Dopo l’editto del Califfo Al Baghdadi, fondatore dello stato dell’Isis, che “invitava” i cristiani a convertirsi all’Islam o in alternativa a pagare la pesantissima tassa Jizia o ad andarsene entro il 19 luglio pena “l’assaggio” della spada del califfo, la comunità cristiana è stata costretta ad abbandonare in tutta fretta le sue case. Sulla porta di ognuna delle quali era stata scritta a caratteri rossi la lettera “N” ovvero “Nasrani” che vuol dire “Nazareno“. Uguale sorte è toccata alla grande Comunità Sciita comprensiva anche di quelli che rimasero fedeli a Saddam Hussein, la cui soppressione fisica, da parte del tribunale politico internazionale, anche se allora fu giustificata dai suoi gravi crimini contro l’umanità, alla luce di quanto sta succedendo ora, sembra essere stata un grave errore politico, le cui conseguenze stanno letteralmente facendo esplodere l’intera regione.

A Mosul è stato anche dato alle fiamme e interamente distrutto il Palazzo Vescovile comprensivo della sua preziosa biblioteca. La furia dei miliziani jihadisti non si è però fermata qui perché la marea di profughi in fuga, sia Cristiani che musulmani dissidenti sciiti, prima di arrivare al confine, vengono di solito depredati di tutti i loro averi, comprese le auto e i vestiti, che vanno ad arricchire, insieme agli immobili confiscati, le casse del Califfato, già belle piene a causa degli introiti incassati dai pozzi petroliferi di cui si sono già impossessati. Una situazione che si sta facendo ogni giorno che passsa sempre più esplosiva. Ora si teme anche una qualche forma di contrattacco militare da parte di quel che resta del governo ufficiale iracheno, che nel tentativo di riconquistare i territori perduti potrebbe far piombare l’intero paese in una guerra civile dalle conseguenze imprevedibili.

Il Pontefice stesso ha espresso la sua enorme preoccupazione per la sorte delle migliaia di Cristiani che si stanno trasferendo in massa verso il Kurdistan che, tra l’altro,  non sembra neppure avere le strutture per garantire una lunga permanenza a queste persone. Tutto questo sta accadendo sotto gli occhi della Comunità Internazionale che evidentemente lascia fare per evitare di farsi “invischiare” in una situazione che forse non riuscirebbe neppure a controllare. Di certo il Califfo si sta facendo di giorno in giorno sempre più potente e arrogante e si arriverà ad un punto in cui fermarlo non sarà più possibile se non scatenando una vera e propria guerra paragonabile a quella a suo tempo portata contro Saddam Hussein. Per ora rimane il pianto e la disperazione di chi non ha più casa, non ha più certezze nè futuro a causa di una fede che condivide con i Cristiani dell’occidente, Cristiani, che per ora sono costretti ad assistere impotenti all’ennesima persecuzione nei confronti dei loro fratelli in Cristo.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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