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Italiani trattenuti e maltrattati in Polonia: altra gaffe per Letta e Bonino

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Non bastava l’ultima tragica notizia sui nostri marò e sul rischio che possano incorrere in una pena capitale, il nostro Ministero degli Esteri evidentemente non era sazio di gaffe a livello internazionale.

Siamo a Varsavia, è un giovedì di coppa europea e circa duecento tifosi della S.S. Lazio, dopo essersi dati appuntamento presso un Hard Rock Cafè, si incamminano verso lo stadio. Si respira già un’atmosfera surreale perché alcuni dei supporters della squadra capitolina erano stati “monitorati” dai tifosi del Legia Varsavia, i quali evidentemente volevano osservarne i movimenti.

All’improvviso una camionetta della polizia, scendono degli agenti molto nervosi, vola qualche parola di troppo e scoppia il parapiglia. In realtà ancora non si sa bene cosa sia successo, gli agenti polacchi hanno mostrato un video di lancio di pietre, in cui però non si vede chi sia l’autore del lancio, mentre alcuni testimoni oculari di fede laziale così descrivono l’accaduto: “Ho girato a sinistra, non sapevo dove mi trovavo, mi volevo solo allontanare. Dalle camionette della polizia e dalle macchine facevano scendere gente in borghese. Credo fossero poliziotti in borghese. Polacchi. Hanno tirato fuori i manganelli spagnoli. Correndo più avanti, ci siamo avvicinati a un negozio, abbiamo alzato le mani, eravamo in cinquanta. Non ci hanno toccato. Siamo stati tutti messi per terra, in ginocchio e ammanettati. Nessuno aveva fatto niente. Hanno finito pure le manette. A me sono toccati dei lacci neri. Fastidiosissimi, perché neppure puoi allargare le braccia. Porto ancora i segni. Uno per uno ci facevano alzare e ci perquisivano. Ci hanno tolto tutto, anche il telefono cellulare. E ci hanno ripreso con le telecamere, hanno fatto un video a tutte le facce nostre. Senza saltare una persona. Anche a un signore di 40 anni con la moglie. Hanno arrestato tutti. Conosco dei ragazzi di Grottaferrata che venivano in trasferta per la prima volta. E un nostro amico di 18 anni, che deve ancora tornare, sta da solo. Ha perso il volo, è rimasto senza bagagli. E? assurdo. Uno schifo è stato. Si può dire, si deve dire”.

Molti hanno parlato di coltelli e altre “armi” trovate in mano ai tifosi della Lazio, non c’è ancora nessuna prova di questo, oltre a risultare strano che tutti e 200 i tifosi fermati (tra cui donne e bambini) potessero essere in possesso di tali oggetti. Così scatta una notte in commissariato per i tifosi biancocelesti, alcuni di essi sono costretti a stare addirittura in una vera e propria cella. Il giorno dopo, in seguito a processi farsa in cui i sostenitori italiani sono costretti a dichiararsi “colpevoli di schiamazzi“,  la polizia decide di rilasciare parte dei tifosi.

Non c’è da aggiungere che gran parte di loro, oltre all’inaspettata notte in cella, ha dovuto ripagarsi il volo di ritorno. In Polonia rimangono ancora 22 tifosi in stato di fermo, ancora non sappiamo la loro colpa e ancor meno sappiamo come potrà risolversi la questione. In mezzo a questi eventi assurdi si collocano le istituzioni italiane, il capo del governo Letta e il Ministro degli Esteri Emma Bonino, riconoscibili da un incomprensibile immobilismo. L’Italia sta pericolosamente lasciando passare il messaggio secondo cui i nostri compatrioti all’estero possono essere vittime di qualsiasi angheria e ingiustizia, il pericolo di una ritorsione nostrana pare non esistere.

I marò e i supporters laziali si collocano in una linea continua tratteggiata dalla totale inoperosità della nostra politica estera, che osa muoversi solo sotto le ali statunitensi e bruxelliane, ma non vuole dotarsi di una propria indipendenza.

Non proviamo nemmeno a immaginare quale sarebbe stata la reazione nel caso in cui i tifosi arrestati fossero stati di nazionalità francese o tedesca, ma d’altronde la scelta degli italiani non sembra casuale proprio perché chi l’ha fatta era sicuro di poter passarne impunito.

Qualche anno fa, per molto meno, si chiedevano a gran voce le dimissioni del Premier…

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Di Redazione Elzeviro.eu

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