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Spilli di cultura per l’Italia

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Lasciando perdere la questione politico-amministrativa e guardandosi attorno, all’estero, si scoprirebbe subito la famosa luce che costituisce una piccola via d’uscita dalla situazione attuale. Prendiamo per esempio la Francia: a Parigi in tutti i siti storico-artistici come il Louvre, l’Orangerie, l’Orsay, il Pantheon, ecc. sono previste forme di sconti, di esenzioni sul biglietto e addirittura di gratuità di accesso che per esempio a Roma piuttosto che a Firenze o a Torino spesso non si sa neanche cosa siano. A Parigi i giovane di età inferiore ai 26 anni e cittadini dell’Unione Europea entrano in tutti i principali musei e siti culturali di Parigi senza spendere un centesimo. E vale lo stesso anche a Londra, altra meta molto frequentata dai giovani, per il British Museum, la Tate Modern e l’Imperial War Musem.

La formula della gratuità d’accesso sembra una “fanfaronata” che predica la concessione del tutto gratuita e senza alcun ritorno economico per il gestore…. e invece non è così. La gratuità d’accesso è, almeno fino a questo momento, la soluzione migliore che potrebbe rilanciare i siti e i musei nostrani, risanarne i bilanci e condurre il nostro patrimonio culturale verso un nuovo corso in termini di gestione ma anche in termini di prospettive future, questo per i gestori molto fiscali che guardano spesso al lato economico-amministrativo della questione.

Se si permettesse ad alcune fasce di turisti di entrare gratis al museo o alla galleria senza pagare il biglietto, in automatico è come se si abolisse nei confronti del turista una “tassa” da fargli pagare facendogli un gran piacere, piacere che il turista ricambierebbe gustandosi nel migliore dei modi i contenuti del museo o della galleria e che, in preda alla soddisfazione psicologica per l’aver visitato tutto gratis, il turista ricambierà acquistando un souvenir o un libro presso il negozio allestito all’interno della galleria o gustandosi un pasto o una bevanda presso la zona di ristoro del museo/galleria, considerato anche che ormai buona parte dei siti culturali di tutto il mondo sono muniti di un’area per ristoro, souvenir e merchandising.

Il ritorno economico sarebbe decisamente più alto per il gestore, perchè se il turista non spendesse nulla per il biglietto poi lo spenderebbe sicuramente all’area ristoro o all’angolo souvenir e lo farebbe molto più volentieri. Ovviamente questo non sarebbe sicuramente il comportamento standard, ma sicuramente avrebbe degli effetti benefici sui ricavi marginali per il sito culturale. Lo stesso discorso non vale allo stato attuale delle cose; ossia, se il turista deve già pagare 5/10 euro per il biglietto, avendo già speso una cifra simile per entrare difficilmente si fermerà all’area ristoro o al negozio di souvenir, cosa che per lui rappresenterebbe una spesa in più.

Insomma, è lo stesso identico ragionamento che si fa in economia per le tasse e il potere d’acquisto dei cittadini/consumatori: diminuendo le tasse sicuramente non tutti inizieranno a pagarle (l’evasore fiscale di turno ci sarà sempre), ma diminuendole i consumatori si ritroveranno molti più soldi in tasca che, in preda all’effetto psicologico euforico della riduzione fiscale, spenderanno molto più volentieri in altre merci e servizi favorendo un aumento marginale dei consumi e generando benefici nell’economia reale.

Ario Corapi

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Di Redazione Elzeviro.eu

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