Charles Dickens scrittore dei poveri

143° anno dalla morte del grande romanziere dell’era vittoriana

“Qualunque uomo può essere allegro e affabile quando è ben vestito. Non c’è un gran merito in questo“. (da Martin Chuzzlewit, V)

Chi non ha mai sentito parlare di Canto di Natale, Oliver Twist o David Copperfield? Questi i più celebri romanzi di Charles Dickens (1812 – 1870).

Autore filantropico interessato ai poveri, anche per via del proprio trascorso. Dai suoi scritti emergono chiaramente le condizioni estreme in cui un bambino appena adolescente si sarebbe potuto ritrovare: orari di lavoro terribili, sfruttamento, pericolo di incidenti, una paga misera che crescendo sarebbe finita in alcool. E per evitare tutto questo: la vita del ladro o l’accattonaggio.

Scrittore realista, interessato al degrado urbano dei grandi agglomerati industriali. Non a caso questo interesse: incarcerato il padre per debiti, a 12 anni Dickens va a lavorare in fabbrica. Il suo compito: appiccicare l’etichetta sulle scatole di lucido da scarpe.

Comincia la sua carriera da narratore con dei bozzetti di vita urbana presso il Morning Chronicle. Sempre dai giornali prenderanno vita molti dei suoi romanzi, articolandosi in puntate prima di essere pubblicati in volume. Nel 1836 Il Circolo Pickwick sarà il suo primo romanzo pubblicato.

Grande narratore in grado di tratteggiare personaggi che sembrano vivere di vita propria al di fuori della pagina. Nei suoi scritti è forte la tendenza autobiografica.

Il 9 giugno del 1865 la sua carrozza è l’unica a non precipitare nel vuoto da un ponte in riparazione nell’incidente di Staplehurst. Dopo Dickens si ferma per aiutare e prestare soccorso ai feriti. Solo dopo aver fatto tutto questo torna nella carrozza per salvare un manoscritto che aveva con sé.

Indicato come il padre del romanzo sociale, rimane un punto di riferimento per autori anche totalmente diversi da lui come Dostoevskij.

Luca V. Calcagno