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Lilli Gruber al Bilderberg

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Il summit dei potenti del globo, tra teorie del complotto, controinformazioni e minimizzazioni mediatiche.

In queste ore si sta svolgendo la riunione del gruppo Bilderberg presso il Grove Hotel, albergo inglese di stralusso alle porte di Watford (cittadina situata oltre la periferia londinese). Quest’anno gli inviti al Bilderberg si sono notevolmente allargati, dato che l’affluenza è arrivata a ben 138 persone; tuttavia il gruppo, non più segreto, si è per così dire “aperto” anche al di fuori, dato che anche la folla di contestatori (sempre presente durante questi incontri) si è notevolmente ampliata.

Un tale incremento di persone dentro e fuori le riunioni potrebbe essere ricondotto alla notevole diffusione, in particolare su internet, di informazioni, più o meno credibili, circa questo gruppo, di cui fino a un decennio fa la maggioranza della popolazione occidentale ne ignorava completamente l’esistenza. Sulla piattaforma del web, dove non  vigono censure, ma nemmeno controlli circa la credibilità delle fonti delle informazioni, il Club Bilderberg è diventato oggetto di numerose discussioni e spesso capro espiatorio dell’attuale crisi finanziaria.

Lungi da noi fomentare climi complottistici in ambienti già troppo surriscaldati, ci compete però analizzare quello che è effettivamente un “amichevole” ritrovo tra alcuni dei più alti esponenti della politica, dell’industria e della finanza a livello mondiale. Saltano all’occhio le partecipazioni a quest’ultima riunione di Mario Monti, tra l’altro già assiduo frequentatore del Club,  della giornalista Lilli Gruber (chissà se userà mai il suo programma 8e mezzo come spazio di approfondimento riguardo a questo tema) e il Premier britannico David Cameron (la cui partecipazione è stata molto contestata, dato che il primo ministro anglosassone si è sempre erto a paladino della trasparenza e degli interessi nazionali).

Constata l’impossibilità di venire a conoscenza di ciò che viene pronunciato in seno al Bilderberg, a causa della massiccia presenza di personale preposto alla sicurezza (elemento che favorisce le tesi del complotto: se fosse tutto limpido che motivo ci sarebbe di renderlo oscuro?), possiamo semplicemente trarre delle conclusioni di carattere meramente pratico.

Non sapendo cosa queste riunioni possano comportare e non potendo accusare nessuno, ma tuttavia come difensori di un valore necessario al funzionamento della democrazia, ovvero la trasparenza, incitiamo le organizzazioni regionali, l’Ue, e internazionali, l’Onu, a regolamentare sotto forma di legge qualsiasi riunione, di carattere periodico, che possa svolgersi tra esponenti politici ed economici di spicco delle varie nazioni. Ovviamente con l’obbligo implicito di rendere pubblici i risultati ottenuti in seno alla riunione. Così in un colpo solo si eliminerebbe da una parte la schiera dei sempre folkloristici complottisti e dall’altra si verificherebbe la reale onestà intellettuale di tutti i partecipanti del Bilderberg.

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Redazione Elzeviro.eu

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