200 miliardi qui, 1900 miliardi lì, coi quali ricostruire nei prossimi anni le economie di due dei paesi più prosperi del mondo. Vi sembrano davvero tanti?
Purtroppo c’è, ed è quello il nostro problema: i numerosi coglioni (anche a sinistra, anche fra i pentastellati) che televisione e social hanno convinto che speculare finanziariamente sia un diritto, che tassare i miliardari sia una sopraffazione da bolscevichi, che se i ricchi si arricchiscono diventiamo tutti più ricchi, che la Terra e la gente possano venire spremute indefinitamente a vantaggio di pochi vincenti.
Mi domandate spesso: sì vabbè ma praticamente cosa bisogna fare? Non credo che si possa fare niente finché questa mentalità non venga resa socialmente inaccettabile, finché i miliardari non vengano disprezzati, finché i loro cani da guardia (a cominciare dai giornalisti) e ammiratori non divengano dei paria. Ci aspettano durissime battaglie politiche e sociali ma la premessa necessaria per poter semplicemente combattere (e non necessariamente vincere) è una trasformazione culturale che ponga fine al culto del successo, alla deregulation individualista e all’avidità come virtù fondamentale.
di Francesco Erspamer
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