200 miliardi qui, 1900 miliardi lì, coi quali ricostruire nei prossimi anni le economie di due dei paesi più prosperi del mondo. Vi sembrano davvero tanti?
Non dovrebbero, visto che nel solo 2020, l’anno della pandemia, quindici persone (quindici) hanno guadagnato 530 miliardi,
Purtroppo c’è, ed è quello il nostro problema: i numerosi coglioni (anche a sinistra, anche fra i pentastellati) che televisione e social hanno convinto che speculare finanziariamente sia un diritto, che tassare i miliardari sia una sopraffazione da bolscevichi, che se i ricchi si arricchiscono diventiamo tutti più ricchi, che la Terra e la gente possano venire spremute indefinitamente a vantaggio di pochi vincenti.
Mi domandate spesso: sì vabbè ma praticamente cosa bisogna fare? Non credo che si possa fare niente finché questa mentalità non venga resa socialmente inaccettabile, finché i miliardari non vengano disprezzati, finché i loro cani da guardia (a cominciare dai giornalisti) e ammiratori non divengano dei paria. Ci aspettano durissime battaglie politiche e sociali ma la premessa necessaria per poter semplicemente combattere (e non necessariamente vincere) è una trasformazione culturale che ponga fine al culto del successo, alla deregulation individualista e all’avidità come virtù fondamentale.
di Francesco Erspamer
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