Affari di Palazzo

Ecco come il nostro oro è ormai nelle mani delle banche private

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L’argomento oro è tornato al centro del dibattito politico italiano. Nessuno sembrava infatti ricordarsi l’esistenza di questo preziosissimo metallo, nonché bene rifugio per eccellenza dell’economia.

L’oro è così tornato di moda a seguito delle polemiche circa la proprietà delle riserve auree ancora presenti nelle casseforti di Bankitalia.

Oro per 90 miliardi nelle casse di Bankitalia

Non c’è infatti alcuna chiarezza legislativa sul diritto di proprietà dello Stato italiano rispetto a quella che è a tutti gli effetti la quarta riserva d’oro bancaria al mondo. Per quantità di tonnellate d’oro possedute, Bankitalia si situa infatti dietro solo alla Federal Reserve americana, alla Bundesbank tedesca e al Fondo monetario internazionale. Il valore di tali riserve è stimato intorno ai 90 miliardi di euro.

A conferma della totale inconsapevolezza rispetto al diritto di proprietà sull’oro, vi è la recente mozione che sarà presentata quest’oggi in Senato e che così recita:

Adottare le opportune iniziative al fine di definire l’assetto della proprietà delle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia nel rispetto della normativa europea. adottare le iniziative opportune al fine di acquisire, anche attraverso la Banca d’Italia, le notizie relative alla consistenza e allo stato di conservazione delle riserve auree ancora detenute all’estero e le modalità per l’eventuale loro rimpatrio, oltre che le relative tempistiche.

Il testo è stato proposto da due esponenti della maggioranza, Alberto Bagnai per la Lega e Laura Bottici per il Movimento 5 Stelle.

Lo Stato italiano si è fatto fregare dalla sua banca centrale

Ignazio Visco, Governatore di Bankitalia, insieme a Mario Draghi

In sostanza tale mozione dimostra come il Governo in carica non abbia alcuna idea su chi sia il vero proprietario dell’oro presente in Bankitalia. Non solo. L’esecutivo gialloverde non conosce nemmeno la quantità di riserve auree detenute all’estero. Inoltre, invece che prendere di petto la situazione, il Governo sceglie la via di una timida mozione in Senato per discutere un argomento che è in realtà di primo piano. Bankitalia nel frattempo rivendica la proprietà dell’oro e la sua indisponibilità per il Governo (e quindi per lo Stato). Tenuto conto che le quote principali di Bankitalia sono detenute da enti privati (tra cui spiccano Intesa San Paolo, Unicredit e Generali), bisogna sommessamente ammettere che quell’oro è ormai nella loro piena disponibilità. Loro e dell’Unione europea, come ha tenuto a sottolineare di recente il numero uno della Banca centrale europea, Mario Draghi.

Come nella più classica circonvenzione di incapaci lo Stato italiano sembra essersi fatto fregare, senza accorgersene, oro per 90 miliardi, tant’è che solo oggi, a distanza di 14 dalla “privatizzazione” di Bankitalia, il Governo in carica si ricorda di aver lasciato dentro il metallo prezioso. Troppo tardi, Bankitalia ha chiuso le porte e non sarà di certo una timida mozione in Senato a ristabilire le giuste gerarchie. Chi di privatizzazione ferisce, di privatizzazione perisce.

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Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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