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L’ultimo tassello sullo sgozzamento di Stefano Leo. La colpa è dei giudici?

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Alla fine si potrebbe risolvere in un caso di malagiustizia la tremenda vicenda del piemontese Stefano Leo, giovane sgozzato alle spalle “perché felice”, stando alle parole del killer. Vicenda che abbiamo trattato nel dettaglio nei precedenti articoli.

Chiedo scusa alla famiglia di Stefano Leo.

Così il presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barrelli Innocenti, che ha spiegato come l’arresto di Said Mechaquat, italomarocchino 28 enne, fosse dovuto, ma mai posto in essere. Il magistrato ha spiegato che il marocchino con passaporto italiano che ha sgozzato ai Murazzi il 34enne dopo averlo scelto totalmente a caso, soltanto perché  sicuramente italiano, sorridente e felice avrebbe dovuto essere in custodia dello Stato.

Mechaquat, infatti, avrebbe dovuto essere in galera per maltrattamenti nei confronti della moglie e altre vicissitudini criminose, ma per un inspiegabile caso di malagiustizia italiana si trovava ancora placidamente a piede libero.

Ci tiene però a far presente la situazione ingestibile dei tribunali, il Barrelli Innocenti:

Se e quando verrà un ispettore del Ministero della Giustizia, venga a vedere in che condizioni siamo: non possiamo farcela da soli, il sistema è malato e bisogna impegnarsi tutti a migliorarlo.

Che il sistema sia malato

l’ha anche spiegato Maurizio Leo, padre di Stefano, quando ha reso noto agli organi di informazione come il figlio avesse deciso di andare in Australia per diverso tempo dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza.

Stefano Leo era infatti un altro dottore magistrale in legge emigrato perché schifato dal sistema giurisdizionale italiano, che non premia il merito e che non funziona, come le cronache confermano quotidianamente. Le vicissitudini della vita lo hanno poi fatto ritornare, ma trovando lavoro in altro ambito. Purtroppo il suo destino è stato quello di morire sul selciato, in centro a Torino.

Il magistrato ha aggiunto,

adoperandosi in un’evidente scelta infelice di parole, che anche lui sarebbe mortificato se fosse morto il suo, di figlio:

Siamo qui prima ancora che magistrati e giornalisti come esseri umani e credetemi che in questo momento il mio pensiero va ai parenti della vittima, nei cui confronti sento di dover partecipare al dolore e al cordoglio per quello che è avvenuto. Ho un figlio anche io, fosse successa una cosa del genere anche io sarei mortificato. (…)

A proposito della cancelleria della II Sezione, per vari motivi c’era una situazione già più pesante che nelle altre, sono stati spostati dei cancellieri e dei funzionari, ma quella era una Sezione che aveva un funzionamento massimo, potevano arrivare a 100 sentenze al mese. Ma quando c’è stato un impulso a produrre di più, nei procedimenti penali, e siamo arrivati a 200, una cosa è riversare su una Cancelleria di 7-8 persone, si riversa una mole di lavoro raddoppiata. (…)

Capisco che è difficile, però quando si scrive è tutta colpa della magistratura… prendetevela con noi, sono qui a metterci la faccia, ma andate a scavare, a guardare cosa c’è dietro, guardiamo perché. È solo colpa nostra? Noi ce la mettiamo tutta, ma queste cose non devono succedere: per quanto ci riguarda noi ce la metteremo tutta perché cose del genere non capitino più.

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Redazione Elzeviro.eu

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