non sono state in grado di risolvere in decenni le prime, né di migliorare in un paio d’anni la seconda, una situazione che ormai volge al tragico. I cittadini accusano diffusamente un’aria che gratta la gola, sintomo che ormai anche lo sporadico turista nota, con una marcata una differenza nella qualità dell’aria rispetto alla maggior parte delle città. I giorni concessi di sforamento annuo del Pm10 da parte delle istituzioni europee, trentacinque, vengono puntualmente sorpassati già in Febbraio.
E’ ormai evidente che le domeniche ecologiche di chiampariniana memoria, le targhe alterne introdotte dallo stesso sindaco, le domeniche del pedone portate avanti col contagocce da Fassino e da Appendino, oggi, non bastano più. Ecco perché il piegarsi alla protesta delle madamine torinesi e degli ubiquescenti NO alla ZTL, persone che, in grandissima maggioranza non hanno votato per Appendino, è un atteggiamento demenziale da parte della suddetta prima cittadina.
Dopo averla posta in essere, sarebbero già dovute intervenire le misure di contrappeso per lenire il contraccolpo sulla città, quali il rafforzamento del sistema dei trasporti, di cui già si esige oggi un aumento non indifferente. Si sarebbe dovuto trovare un efficace metodo di controllo dei biglietti, mentre ancora oggi il 20% degli utenti GTT è “portoghese“
come dimostra il rapporto sullo Stato dell’Ambiente a cura dell’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (clicca qui per leggere nel dettaglio il resoconto dell’Istituto).
Il report Mal’aria 2019, infatti, descrive la situazione dell’inquinamento dell’aria in Italia nel 2018. Una situazione preoccupante, che i blocchi del traffico torinesi non hanno accennato a diminuire. Così hanno anche documentato il meteorologo Mercalli e i vari comitati ambientali locali e regionali. Nei mesi freddi il particolato – direttamente riconducibile alle emissioni dei gas di scarico delle automobili – risulta elevatissimo e la qualità dell’aria è resa pertanto critica nell’ambiente cittadino. Le conseguenze sono di un’urgenza allarmante. Non è catastrofismo, ma buonsenso, rimarcare come le conseguenze siano ormai di grave livello sanitario, a Torino, campione di sforamenti di Pm10, ed in Italia.
anche se non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, che sia necessario agire sulle attività antropiche che producono questo inquinamento in maggior misura, ossia i trasporti e la mobilità urbana.
F.
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