Paolo Desogus
Non spenderò un briciolo di fiducia per un milionario costruito dall’industria culturale (culturale si fa per dire) ed eletto dal sistema mediatico (in particolare Repubblica) a paladino dei “giovani”. Non mi farò convincere da uno che gioca al ruolo stanco e usurassimo del vendicatore, di quello che si mette in mostra perché le canta al potere, che sfida una presunta censura, che inscena una telefonata penosa.
E poi, lasciatemelo dire, il suo era un discorso qualunquistico (“la politica mi voleva impedire…”). Sì, ci ha detto che i leghisti fanno schifo, che l’omofobia è orribile, bella scoperta. Ma veramente c’è qualcuno che aveva bisogno di Fedez per scoprirlo?
la perdita di senso del limite (non vi ricordate la scena di Fedez e la moglie mentre distruggevano un supermercato?), il ribellismo dei ricchi, la continua esibizione e autonarrazione di sé, e ancora l’idea che la politica possa essere fatta da gesti eclatanti come quello di ieri sul palco del Primo Maggio, insomma tutto quello che Fedez rappresenta e che l’industria mediatica gli ha concesso (altro che censure, non fatemi ridere) è il peggio che esprime il nostro paese.
E poi guardate, la Lega è molto più vicina Fedez e Ferragni di quello che la sceneggiata di ieri abbia fatto credere.
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