L’aspetto interessante dell’Eurovision è però il concorso che vede in gara i cantanti selezionati per nazione.
Ieri, per dire, non hanno solo vinto quei quattro ributtanti canzonettari, ma insieme a loro ha vinto niente-poco-di-meno che l’Italia. Battute a parte sul nostro paese, che in Europa riesce al massimo a vincere questa gara di rutti in do maggiore, l’Eurovision è un po’ lo specchio della nostra disastrata UE: una competizione per nazioni, con annessi stereotipi e confini tra paesi.
Tutto il contrario dell’immagine che l’Italia ha dell’Europa, aperta e denazionalizzata, in cui vorrebbe dissolversi per estinguere i propri mali, i propri complessi di inferiorità, la propria stupidità, il proprio provincialismo, la propria incapacità di essere minimamente responsabile del proprio destino collettivo.
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